MONKEY BUSINESS: THE NOBLE ART OF WASTING TIME
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24/10/2006Un mio amico poco tempo fa mi ha detto: "La cosa che preferisco del mondo della musica Hard Rock e Metal è che quando esci da un negozio di dischi, col tuo cd nuovo appena comprato, sei come un bambino la mattina di Natale: è il momento più bello, basta quel dischetto di plastica e guardi il mondo con occhi differenti". Il disco dei Monkey Business l'ho aspettato così, con la trepidazione di un bambino che scopre le caselle del calendario dell'Avvento, e finalmente ho avuto la mia mattina di Natale. Li ho scoperti per caso, quando nel 2004 mi passò per le mani il loro demo "...Looking Back At Me", e ne rimasi letteralmente fulminato; da quando, lo stesso anno, mi dissero che stavano lavorando ai pezzi per un full lenght, è iniziato il mio Avvento: suppongo sia chiaro il tipo di aspettative che avevo per questo "The Noble Art Of Wasting Time". Finalmente posso dire che avevo visto giusto: i pezzi nuovi sono d'impatto, vivi e pulsanti, ti entrano nell'anima e la fanno vibrare con sonorità puramente ottantiane, nel senso più triviale del termine; si adattano alla perfezione tanto ad una scelta di ascolto da "colonna sonora", ossia da semplice sottofondo, quanto a volumi tali da mandare in pezzi le finestre, scavando nella testa e legandosi ai vissuti più puramente emotivi ed inesplicabili. Questa è musica, nel vero senso della parola, è quella "forma significante isomorfa alla vita emotiva", quel mezzo che, pur essendo una semplice somma di algoritmi matematici (le regole compositive), riesce a scuotere quella parte delle persone che non si può esprimere con regole e rigore, ma solo con intuitività ed empatia. L'analisi dei pezzi sarebbe inutile; semplicemente, basti considerare che un pezzo come "Separate Ways" dei Journey si inserisce alla perfezione nel mosaico musicale del disco, cui si può rivolgere un'unica critica: la produzione risulta buona, ma a mio modesto avviso inadeguata alla qualità dei brani, che in alcuni passaggi perdono un poco di mordente. Un esempio di ciò lo si coglie immediatamente con la splendida "One Of A Kind", già presente sul demo, che in questa nuova versione ha un impatto complessivamente meno profondo, più diafano: resta un'ottimo brano, ma ha perso qualcosa. A parte queste piccole sbavature, comunque, si riconferma assolutamente la favorevolissima impressione avuta due anni fa: band estremamente valida, sia come tecnica che come composizione, ricca di idee e di passione, che in questa musica rimane, grazie al Cielo, la pietra d'angolo su cui edificare un buon gruppo. Aspetto di poterli vedere dal vivo, e nel frattempo consiglio caldamente a tutti gli appassionati di Hard e Street Rock di correre a comprare "The Noble Art Of Wasting Time".
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