Letargy Dream: ГЕЛИОПОЛИС
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14/10/2010Questa recensione non può che partire con una domanda alla quale non ho trovato risposta: cosa spinge una casa di distribuzione a proporre sul mercato internazionale un disco totalmente cantato in russo? Se non sono mai da disprezzare le band che cantano nella propria madre lingua è un dato di fatto che, a meno di inglesi, americani ed in parte spagnoli e francesi, trovare pubblico al di fuori dei propri confini è veramente difficile se non in nicchie di emigranti o loro discendenti. E questo diventa più difficile se la lingua utilizzata è il russo, che al di fuori dei paesi dell'ex URSS credo capisca ben poca gente (e tra l'altro non sono popoli che hanno avuto forti emigrazioni nel passato). La domanda nasce dal fatto che il disco dei Letargy Dream che mi sono trovato tra le mani è composto da quattro tracce, per 50 minuti totali, dove tutte le parti vocali sono come anticipato in russo. La band, giunta al suo secondo album, è nata grazie ai lavori solisti di Dmitry Tolokonnikov, polistrumentista e vocalist, e poi si è evoluta aggiungendo i fratelli Lyashkov che hanno dato la connotazione di vero e proprio gruppo. Il disco, che nella traslitterazione europea sarebbe intitolato 'Heliopolis', è un lavoro doom/prog dove la band miscela sonorità e modo di cantare doom/death con cambi di tempo e divagazioni che ammiccano al prog metal. Il risultato è sicuramente un genere ed un modo di proporsi molto personale e particolare, che ci mette in mostra una band chiaramente al di fuori dei soliti schemi che siamo abituati ad ascoltare. In teoria anche i concetti all'interno dei testi potrebbero avere spunti interessanti visto che si parla di letteratura anti-utopistica del XX secolo, ma qui proprio non posso darvi indicazioni non conoscendo minimamente la lingua. In definitiva questa uscita, seppur interessante sotto l'aspetto musicale, soffre fortemente dell'utilizzo del russo per le parti vocali, con la conseguenza che potrà essere apprezzato solo da veri pionieri della musica o da ascoltatori veramente aperti alle scelte più strane e particolari. Da qui il voto finale che è una via di mezzo tra quello che è l'offerta sonora e le difficoltà di ascolto citate in precedenza. Viste comunque le premesse sarebbe interessante che la band evolvesse utilizzando un cantato più internazionale per poter emergere di più, dato che le potenzialità potrebbero esserci.
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