KING'S X: OGRE TONES
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10/10/2005Quando si parla dei King's X, seppur del loro indiscutibile genio, si rischia spesso di cadere nei clichè di definizioni che paradossalmente li hanno consacrati negli anni addietro. Hard rock di stampo beatlesiano? Rock e blues ed idee sempre a
portata di spartito? Innovatori, precursori di un modo nuovo ma vecchio di intendere il rock? Dopo il mastodontico doppio live dello scorso anno, è come se la band avesse azzerato i conti con il passato, e pur continuando a guardarsi indietro, il trio texano diventa più moderno ed abbozza melodie che definire dal taglio "pop" coevo non è certo un azzardo. Un ritorno in grande stile ai primi lavori, ma con un vestito nuovo, lucido, luminoso, che sa bene come sfilare tra l'accozzaglia rockettara fine a se stessa e guadagnarsi appellativi e superlativi di prima scelta. Quindi, come la mettiamo? Come definire "Ogre Tones"? Semplicemente, un disco dinamico, composizioni brevi e d'impatto che girano attorno alle evoluzioni della sei corde di Ty Tabor, ed alla sempre persuasiva e magnetica voce di Pinnick. Con dietro la consolle quel mostro della produzione di Michael Wagener, i brani si susseguono con incedere tagliente, spigoloso, ma armonici e dal facile riscontro melodico e, squillino le trombe, con un pezzo come "Bepop", capace di stravolgere le coordinate stesse della band, e che forse verrà riscritto con la stessa naturalezza, ironia e talento in qualche secolo assai lontano. Probabilmente, in una loro futura reincarnazione, perchè i King's X sono i King's X e nessun altro. E questo "Ogre Tones" si piazza tra le uscite migliori dell'anno, tra le migliori della discografia della band.
Semplicemente, un gran disco.
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