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INNER SHRINE: Pulsar

data

03/12/2013
80


Genere: Doom Metal
Etichetta: Bakerteam Records
Distro:
Anno: 2013

In seguito alla dipartita di Leonardo, che ha seguito la band sin dagli esordi, Luca si è trovato ad affrontare tutto da solo, ma a quanto pare non è una persona cui piace stare con le mani in mano. La creatura Inner Shrine ci ha regalato sempre ottimi dischi, sempre con costanza e maturando un suono tutto personale. Testimonianza di ciò è il tempo che intercorre tra un disco e l'altro, insomma: nessuna fretta in fase di composizione, tanto che per il successore dello splendido 'Samaya' targato 2004 abbiamo aspettato ben sei anni. Un discorso musicale che inizia a disegnare un cerchio con le sonorità estreme di 'Nocturnal Rhymes' del '97, e lo chiude con questo 'Pulsar', che quindi abbandona (anche se non del tutto) gli episodi delicati del precedente. Otto brani, cinquanta minuti, nuova formazione, nuovo contratto: è il disco della rinascita di una band che è consapevole dei propri mezzi e sa affrontare un nuovo discorso pur rimanendo ancorato al suo passato, come nella seconda traccia. Non conosciamo il background e le esperienze degli altri musicisti presenti in questo album, sappiamo soltanto che ciò che ci donano in 'Pulsar' è una densa coltre di misticismo che trova pace solo nella conclusiva strumentale. Il quartetto ama stupire attraverso brani dall'anima fredda ("Immortal Force"), ambigua e dal tono apocalittico ("Four Steps In Gray" e il suo vocoder e "The Last Day On Earth"), e improvviste bufere dal sapore doom che richiamano a tratti la teatralità dei Void Of Silence. "Peace Denied" è algida e rende l'ascolto del disco ancora più ostico coi suoi numerosi strati di melodie: il panorama che questi brani ci dipingono è la chiara rappresentazione di un mondo in rovina, così come l'artwork suggerisce. Nel complesso è difficile dare un quadro completo, c'è tanto lavoro e il tutto non si riduce ad una semplice cucitura di riff doom, o gothic che siano. Intensa la titletrack, quasi un dialogo tra l'uomo e il pianeta Terra, dialogo che conclude il tutto attraverso una chitarra molto struggente. Ora siamo ancora più curiosi di sentire cosa hanno da dirci, sperando che la loro musica possa avere una spinta maggiore anche nel contesto live e magari dare anche "un'ispirazione maggiore" a chi suona questo genere (si ma quale?) ricalcando sin troppe volte i tipici stilemi.

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