HOLYLAND: L.I.F.E

Nel mio set base di domande per le interviste c’è una domanda molto particolare che da anni spesso faccio ai miei interlocutori:”buona tecnica strumentale, buona produzione e buon songwriting… quale di questi tre elementi è più importante per la riuscita di un album?”; beh, questo ‘L.I.F.E.’, disco di debutto per i fiorentini Holyland dopo un decennio di intensa attività underground, rappresenta un esempio pratico di quale può essere la risposta migliore a questa domanda. In questo album la tecnica strumentale personale per ognuno degli elementi della band è eccellente, su questo non ci piove, e così la produzione, perfetta ad opera del maestro Frank Andiver, oggettivamente inattaccabile; ciò che fa difetto a mio avviso è però il songwriting, assolutamente piatto e spesso banale, che rende quasi ogni pezzo una litania noiosa e ripetitiva. Il sound proposto dalla band per queste nove songs più intro è un mix tra hard rock moderno ed heavy metal classico, con qualche sottile venatura di power e qualche fuoriuscita epic qua e la, e questa combinazione di stili, sulla carta, potrebbe essere sinonimo di un ascolto interessante e vario, peccato che le idee siano, come già espresso qualche riga sopra, decisamente carenti. Speriamo davvero in meglio per un futuro secondo album, perché le basi ci sono. Solo un consiglio: un album vincente non si fa con la tecnica, ma con il cuore e le idee.