GARBAGE: BLEED LIKE ME
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29/04/2005Torna, dopo quattro anni di pausa durante i quali il nome Garbage non è comunque stato dimenticato ne dai fan ne dagli addetti ai lavori, la band di Shirley Manson, Butch Vig, Duke Erikson e Steve Marker, realtà ormai consolidata nel (pop)rock da svariati anni. Se si considera che il loro ultimo lavoro “Beautiful Garbage”, precedente il momentaneo split, rappresenta il punto di domanda nella loro discografia (essendo un platter per certi versi troppo sperimentale, per altri troppo pericolosamente mainstream; “Androginy”, che rimane comunque un buon pezzo, è significativo in questo senso), c’era moltissima curiosità da parte di tutti su questo ritorno, su questo “Bleed Like Me” che fin dall’artwork si presenta crudo ed essenziale proprio come l’ottimo debutto omonimo o il seguente e fondamentale “Version 2.0”. Potete stare tranquilli, i Garbage sono tornati a graffiare, sono tornati alle chitarre elettriche fottutamente rock, al programming battente, alle tastiere ed agli up-tempo nel loro stile in quello che può senza dubbio essere considerata la prosecuzione ideale del già nominato “Version 2.0”. L’iniziale “Bad Boyfriend” mette subito in chiaro le cose: se il talento di Shirley Manson è come al solito indiscutibile, stupisce il lato più prettamente musicale per una traccia che fa del puro groove rock la sua carta vincente con un riff minimale che sembra uscire da un locale per camionisti malfamato delle highway americane, il tutto filtrato con le solite armonie tipiche del quartetto. “Run Baby Run” ci riporta sulle coordinate melodiche già note di certi vecchi cavalli di battaglia come “Special” ma il botto vero e proprio si ha senza dubbio con il singolo “Why Do You Love Me”, fin da ora di diritto nella classifica delle canzoni del 2005; amalgamare un riff ai limiti del nu metal con uno dei ritornelli più ariosi ed efficaci che mi sia capitato di sentire negli ultimi mesi (anni?) non è cosa da tutti. Chi si ricorda “Push It” potrebbe avere una vaga idea di quello che sto dicendo: un brano che ti resta nel cervello fin dall’inizio, estremamente ballabile (si, ballabile porco zio! Lasciate da parte gli spintoni e le ruote coi capelli per una volta) e che ti fa muovere il culo anche se non vuoi. L’alchimia fortunatamente non si spezza nella seconda parte del disco; la soffusa title-track, la movimentata “Sex Is Not The Enemy”, “Boys Wanna Fight” o l’acustica e atmosferica “It’s All Over But The Crying” ci mostrano un gruppo che esce ringiovanito e rinvigorito dal break umano e musicale presosi qualche anno fa. Alla luce delle nuove, eccellenti composizioni molte delle quali potenziali classici istantanei, l’oggetto misterioso chiamato “Beautiful Garbage” acquista un nuovo significato: quello di un disco partorito da quattro persone investite dal successo che non sanno se cambiare rotta o mettersi a novanta ed accettare le imposizioni della casa discografica. E se fosse necessario aspettare ogni volta quattro anni abbondanti per poi ritrovarsi in mano prodotti come “Bleed Like Me”, sarò ben felice di attendere pazientemente; e ringraziamo chi di dovere per aver fatto in modo che i quattro non scegliessero la strada incerta che stavano per imboccare.
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