FATUM AETERNUM: The Darkest Hour
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01/03/2017Gli israeliani Fatum Aeternum, oltre ad infoltire la schiera di band provenienti da Israele (Melechesch, Orphaned Land, Salem, Hammercult solo per nominare le più conosciute), sono già al quarto lavoro in più 10 anni di carriera (tre EP ed un lavoro sulla lunga distanza). The Vision Bleak, Celestial Season e Theatre Of Tragedy sono i riferimenti del loro gothic metal dove la malinconica espressività del violino contrasta la tenebrosa e sinistra potenza delle chitarre, ma qualcosa stride nel risultato finale, le voci: lui è molto sgraziato e poco espressivo, una sorta di Billy Corgan (Smashing Pumpkins) del metal che contrasta con i vocalizzi in falsetto troppo high pitch della singer, sorta di Liv Christine per intenderci, ma con molta meno classe. Sei tracce di cui un intro non sono abbastanza per esprimere un giudizio definitivo, ma sufficienti per farsene un idea; i Fatum convincono nel songwriting, ma devono lavorare parecchio sulle tonalità di voce che spesso vanno troppo sotto o troppo sopra i limiti imposti dalle potenzialità dei rispettivi singer. Quando invece fanno ciò che hanno nelle loro corde, escono dei gioiellini come l'omonima intro e la conclusiva "Pain", di una bellezza struggente, nella quale Peter Steele tornato dall’oltretomba duetta con Liv Christine sui rintocchi di un piano tetro e sulle ali di un mesto violino.
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