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DYNABYTE: EXTREME MENTAL PIERCING

data

06/01/2005
71


Genere: Electro Thrash/Death
Etichetta: Rotten Inc. Records
Anno: 2004

DyNAbyte: un concentrato di essenza umana (DNA), computer (byte) ed energia (dynamite). Un nome complesso, dietro cui si celano i più noti nomi di John (Necrodeath e Raza De Odio, tanto per citare due gruppi) e Cadaveria, una singer dalle capacità innate che non ha certo bisogno di presentazioni, cui si aggiunge l’apporto prezioso della chitarra di LJ Dusk.

La proposta di questa nuova creatura della scena estrema italiana è un corposo affresco di elettro metal con marcati inserti death metal, resi benissimo dal growling virulento della brava Cadaveria, con qualche venatura melodica che ne abborbidisce l’impatto senza naturalizzare troppo il sound battagliero del terzetto.
Per capire di cosa sono capaci i DyNAbyte basta soffermarsi sulla cover degli Zeppelin “Immigrant Song”, già utilizzata in precedenza da una pletora di gruppi metal, ma mai riproposta in modo così personale e sconvolgente.
Ovvio che per avvicinarsi ad un prodotto del genere bisogna in qualche modo disfarsi di tutti i pregiudizi che possono annebbiare la mente del metallaro medio: se per voi heavy metal significa solo Sodom e grezzume anni 80, allora difficilmente riuscirete a farvi coinvolgere dal groove moderno (ma non per questo meno potente o ruvido) generato dalla vena creativa di John e soci. Diversamente, se non avete paura di fare nuove esperienze, allora potrete godere appieno di questo Exreme Mental Piercing” e farvi fottere il cervello da ritmi oscuri e cadenzati e dalle atmosfere post-atomiche di brani ossessivi come “In Another Context” o “I’ll Rise”.
Da non tralasciare anche l’ottima “Face The Storm” e la strumentale “178”, figlioccia dei Fear Factory più digitalizzati; è comunque con la conclusiva “DyNAbyte” che il gruppo dà il meglio di sé, alternando limpide linee melodiche a sconquassanti mazzate techno thrash, e lasciando presagire un futuro di primo piano sulla scena tricolore.
Un ultimo accenno per una produzione fredda e alienante come conviene a certe sonorità, determinante nel valorizzare nel miglior modo possibile il già entusiasmante risultato complessivo.

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