DOLORIAN: VOIDWARDS
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25/01/2007Esistono svariati modi e stili di fare musica e, nel nostro caso, di fare Doom: dal più classico, alle sperimentazioni, dall’estremo fino alle contaminazioni con altri generi. Un primo ascolto di 'Voidwards', ritorno sulle scene dei Dolorian dopo ben sei anni (se escludiamo lo split con gli Shining datato 2004), potrebbe porre delle buone e convincenti basi per poter affermare che, nel suo genere, il duo finlandese sia senz’altro tra i più validi e personali esponenti. Il loro è un Doom oscuro e disperato, saturo di profondi ed inquietanti arpeggi e di atmosfere in bilico tra il calvario umano e una colonna sonora da film horror, interpretato, più che cantato, da una lugubre voce straziante; rare le sfuriate in distorto, di metal c’è davvero poco. Quando però superiamo le prime tracce, iniziamo ad accorgerci che gli arpeggi sono sempre gli stessi, le atmosfere sono sempre le stesse, visioni e lamenti rimagono i medesimi già ascoltati nelle composizioni appena passate. Ed ecco che a fatica giungiamo alla prima metà del disco, totalmente identica nella sua interezza: la seconda parte dello stesso, inutile dirlo, non delude le aspettative ormai maturate e ripropone le stesse idee e melodie a noi già note. In conclusione: questo è un genere che spesso non brilla per varietà e dinamicità ma che alle volte, complici svariati fattori, riesce a compensare con altre doti; il suddetto lavoro, ha una buona idea iniziale, che diventa però noia già dopo 10 minuti (e chi vi scrive ha ascoltato di tutto: non immagino che effetti potrebbe avere su chi non si nutre di questa musica giornalmente). In una scena in cui il valore non si dimostra nell’immediatezza, bensì sulla lunga durata, è grave non riuscire a tenere alta l’attenzione per un lasso sufficiente di tempo, se non per tutto il disco, per quanto di musica riflessiva e meditativa si tratti.
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