DARK MILLENIUM: Acid River
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16/04/2022Quattro anni dopo il precedente e validissimo 'Where Oceans Collide' ritornano questi veterani tedeschi con il loro quinto album, il terzo della loro seconda vita artistica. Questa è decisamente una di quelle band che avrebbe meritato maggior credito, tanto è peculiare il loro sound. Già il precedente lavoro era un viaggio attraverso paesaggi sonori spiazzanti, estesi fra influenze thrash e un presente che forse la definizione "progressive death doom" catturava in qualche modo. C´è però anche dell'altro, la parola "dark" non è per caso nel monicker della band. Le chitarre disegnano paesaggi sonori cupi, somigliando molto a quelle delle fase sperimentale dei conterranei Kreator, in particolare ad album come 'Outcast' o 'Renewal'. Ma i Dark Millenium hanno un gusto per la melodia ben più spiccato che si palesa nei numerosi pezzi introdotti da parti acustiche e/o elettroniche (da non dimenticare i trascorsi del chitarrista Hilton Theissen in questo senso). "The Verger" è al principio già un esempio perfetto di quanto detto: intro acustica, poi il brano parte davvero con le chitarre e una batteria tellurica che ricorda "Winter Martyrium" dei già citati Kreator per poi dipanarsi in cambi di tempo e stacchi che, insieme al cantato, ci ricordano i Death di 'Spiritual Healing'. *Godforgotten" è l'unico pezzo che esordisce in modo più sostenuto, sul genere di "Slavocracy" dei Samael, per poi virare verso lidi più cupi e doom. Si diceva progressive, e in brani come "Threshold" o "Vessel", laddove si esclude il cantato, parrebbe di sentire a tratti l'anima più cupa dei Fates Warning. "Essence" ci riporta ancora all'eredità dei Death e, con qualche tecnicismo presente, ai Pestilence. Certo lento arpeggiare delle chitarre richiama i Paradise Lost, anche loro per altro tesi ad inglobare influenze elettroniche nel loro sound. Le tastiere fanno egregiamente la loro parte, dando al momento giusto un tocco melodico a brani che sanno essere brutali come il death, maestosi e cupi come il doom e imprevedibili con i loro cambi di tempo come il miglior prog, mai fine a se stesso. In breve, il progressive dark death doom che i Dark Millenium ci propongono è fra i lavori più genuinamente interessanti ascoltate da un bel po' di tempo a questa parte. Senza cercare di stupirci a tutti i costi con le cose più strampalate, i tedeschi creano, lentamente (in tutti i sensi) strato per strato, un mondo sonoro di non semplicissima accessibilità, ma profondo e accattivante come pochi, una volta penetrata la superficie più esteriore. Il lavoro precedente era di poco inferiore a quello attuale e, chi ha familiarità con la loro discografia precedente, sembrerebbe suggerire che sia altrettanto valida. Una band da (ri-)scoprire.
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