BIG SCENIC NOWHERE: Vision Beyond Horizon
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09/02/2020Il rispetto reciproco, prima di tutto. E poi, la sana voglia di fare della buona musica. Molto probabilmente questo avranno avuto in mente Gary Arce, chitarrista degli Yawning Man, e Bob Balch, chitarrista dei Fu Manchu, cioè due tra le band più mastodontiche e fondamentali del desert-stoner rock americano, quando si sono trovati, tra un piatto di tacos e delle birre fresche, a voler discutere della creazione di una superband che comprendesse alcuni tra i più importanti musicisti che hanno fatto grande questa scena. Di tutto ciò che ne è seguito parlano semplicemente nomi, cognomi e band di appartenenza. Nick Oliveri (Kyuss, Mondo Generator), Lisa Alley e Ian Graham (The Well), Mario Lalli e Bill Stinson (Fatso Jetson, Yawning Man), Per Wiberg (Opeth, Spiritual Beggars), Tony Reed (Mos Generator), Alain Johannes (Them Crooked Vultures), sono solo alcuni musicisti che hanno preso vita al progetto Big Scenic Nowhere. Il risultato è un disco, ‘Vision Beyond Horizon’, orgogliosamente pubblicato dalla nostrana Heavy Psych Sounds Records, che è il frutto di stili, metodi e capacità di invenzione sostanzialmente diversi, che la classe degli addetti ai lavori ha reso possibile amalgamare e costruirsi in un prodotto che farà di nuovo felici gli appassionati del suono profondo dello stoner. In generale, ‘Vision Beyond Horizon’ è un album che non conosce apici di estrema eccitazione, mantenendosi in gran parte su un livello di composizione piuttosto alto, senza però essere capace di emozionare dall’inizio alla fine. Tra i brani che si possono ricordare con un certo interesse, troviamo “The I Was Gone”, il quale vede Lisa Alley dei The Well alla voce, che dà il suo rilevante contributo in termini di capacità di seduzione, colorando l’intero brano, che si presenta attorniato da un granitico rock classico. In “Hidden Wall” (che apre la seconda metà dell’album, a mio avviso la parte più convincente) entrano in scena le tastiere intarsiate di sapore vintage di Per Wiberg, memore dei suoi trascorsi in Spiritual Beggars ed Opeth, che introduce il brano e lo porta in territori molto sognanti ed eterei, guidato anche dalla voce di Tony Reed che mantiene intatto il mood atmosferico, rimanendo in una linea di galleggiamento che tende an innalzarsi con le chitarre distorte di Bob Balch. Ottimo groove in “Shadows From The Altar”, dove le voci dei membri dei The Well (Lisa Alley e Ian Graham) si alternano felicemente in un brano dal grande sapore rock’n’roll. Simile come atmosfere ad “Hidden Wall” si presenta “En Las Sombras”, un brano in cui si sentono e si annusano le miti mattinate sulle spiagge californiane, o anche messicane, lasciandosi accarezzare dalla voce di Reed e dai superbi riff chitarristici di Gary Arce. Sicuramente non siamo di fronte ad un capolavoro; è comunque un disco di mestiere più che buono, composto e prodotto per il semplice fatto di provare ad unire tante teste e tante storie insieme, sapendosi al contempo dosare ed utilizzare le giuste misure atte a non far prevalere le doti di un musicista, piuttosto che di un altro. Ad avercene sempre di gente così…
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