BEJELIT: HELLGATE
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01/12/2004"Hellgate" è il primo travagliatissimo album della band aronese capitanata dai fratelli Sandro e Giulio Capone: i Bejelit. Una parto travagliato, che ha visto l'album parcheggiato nella mani della nostrana Underground Symphony per oltre un anno fino al Settembre scorso per poi finire nelle più promettenti mani della neonata Battle Hymns, nuova costola di casa Self. La band della provincia di Arona è autrice di un Heavy Metal di stampo classico con una sezione ritmica fortemente influenzata dal più odierno Us-Power e con dei testi dedicati alle avventure del fumetto Berserk. Questo gustoso mix è caratterizzato dall'ottima voce di Fabio Privitera, singer espressivo e abile nelle diverse tonalità del canto capace di eseguire le parti più impegnative con grande naturalezza. In Hellgate troviamo tutti i brani presenti nel precedente promo "Bones And Evil", tutti quanti nuovamente registrati e modificati negli arrangiamenti, e qualche pezzo inedito dei quali la band aveva anticipato qualcosa lo scorso anno con la release dell'Ep autoprodotto "Slave Of Vengeance". Veniamo all'album: l'opener "Bloodsign" evidenzia subito una forte attitudine al power americano, con una sezione ritmica incalzante che elogia il riffing spietato delle chitarre sempre brave ad intrecciarsi e negli assoli. Se la precedente traccia non aveva particolarmente espresso le doti del singer, la seconda "Bones And Evil" regala grandi soddisfazioni oltre che per l'ottimo refrain e per il notevole lavoro delle chitarre anche per la grande libertà che Fabio ha di esprimere la sua voce. Segue a ruota "The Haunter Of The Dark", altra canzone dalla ritmica indiavolata che si evidenzia per il trascinante refrain. La ballad "I Won't Die Everyday" ci offre una pausa ma non una resa di qualità, anzi. Questa traccia dimostra come la band sia anche in grado di emozionare, con un triste duetto tra la voce di Fabio e il piano ( Tutte le parti di tastiera dell'album sono suonate dal drummer Giulio) che diventa uno straziante grido liberatorio con l'avvento delle due armoniose chitarre. In "singolo" "Slave Of Vengeance" è la prima grande sorpresa di questo album e la migliore del lotto, dominata dall'armoniosa melodia vocale nel ritornello ha nei suoi punti di forza un riffing aggressivo.Anche la cadenzata "Skull Knight Ride" ben figura e con "Dust In The Wind" la band cambia stile per indossare i panni di una Power Metal band in piena regola. Gli ultimi due "classici" del giovane gruppo sono "Death Chariot", canzone con la quale ho conosciuto i Bejelit e che all'inizio non ho mandato giù nella nuova versione, e "Bejelith", canzone che segue la scia di "Bones And Evil". A chiusura del platter troviamo "In Void We Trust", traccia di metal classico dall'ascolto più impegnativo rispetto alle precedenti. In definitiva "Hellgate" s'è dimostrata l'ennesima nota positiva di un 2004 decisamente fortunato, un album dalle tinte aggressive e coinvolgenti che getta nuovo interesse sul panorama italiano. Un ottimo biglietto da visita per la band e una speranza per il futuro…
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