AZUSA: Heavy Yoke
data
29/01/2019La presenza di alcuni componenti degli Extol, Christer Espevoll e David Husvik e Liam Wilson ex dei The Dilllinger Escape Plan è già di per sé premessa di cosa possa esserci all’interno di 'Heavy Yoke', prima uscita discografica degli Azusa. Il progetto vede inoltre alla voce Eleni Zafiriadou, artista attiva in alcuni progetti lontani dal concetto di metal, a metà tra il folk e la sperimentazione più pura. Nel contesto attuale, la cantante lascia libero sfogo al suo lato più estremo, liberando di sé l’anima core, per poi trasportarci in un onirico viaggio tra melodie e richiami al rock e al pop. Il sound è all’impatto frastornante, lasciandoci sbigottiti per cambi di tempi, follia e divagazioni in stile math-core. Il punto è che poi, a conti fatti, non c’è niente di davvero nuovo. La destrutturazione e la libertà espressiva diventano a tratti mero esercizio virtuoso, come purtroppo a volte accade in questi “super gruppi”; si perde di vista l’espressività e il sentimento, così che si finisce con l’estremizzare e forzare gestualità che diventano artefatte. L’istrionica interpretazione della band, con il perdurare dell’album, cade nello strapiombo di una banalità fatta di squilibri. Sembra che per forza si debba superare un limite che non si riesce però a vedere, manierismo che lascia perplessi e che sminuisce il talento innegabile degli Azusa. Vedremo se questo sodalizio continuerà e se prenderà forma come vera e propria band. Oggi ci sembra che ognuno vada un po’ per la sua strada, volendo più lodare se stesso che essere al servizio della band. Non vogliamo sminuire l’attitudine, ma l’esasperazione a cui i brani sono spinti, singoli interpreti il cui sodalizio musicale non trova comuni intenti.
Commenti