1914: The Blind Leading The Blind
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06/03/2019Guerra di trincea, metro guadagnato con sudore, scavato tra le lacrime e il sangue di estenuanti fatiche. Mani contratte di morte, sopravvivenza strappata per pochi centimetri o attimi. Così, la prima guerra mondiale e i conflitti, vengono raccontati dalla distruttiva seconda fatica in studio degli Ucraini 1914. La band lascia da parte alcune ambientazioni sludge, a favore di un death black metal furioso, scandito dal battito di cuore lento ed epico del doom. Fotografia sbiadita, opachi pensieri che si traducono nel voler restare in vita. Tutto si semplifica, paura, controllo e poi un colpo, in cui ricordi e sentimenti passano davanti agli occhi. Attimi ingranditi, sviscerati e focalizzati da The Blind Leading The Blind, intenso concentrato di macinante aggressività. Truppa che avanza, zolle di terra che si staccano e mostrano macchie di sangue già stantio. Tutto si ripete, marcia che finisce in tragedia, esaltazione che si perde in una luce negli occhi morentI. Disco intenso, che rende perfettamente l’idea di queste tematiche, cingoli che si arrestano, fuoco incrociato e poi afflizione. Possiamo azzardarci a dirvi che si rivive quella seria contemplazione e vigore dei Bolt Thrower, chiaramente in una chiave diversa e personale. I 1914 presentano anche istanti di riflessività, traumi che lasciano ciatrici,melodia e poi una somma di connotati death, black e doom che, nei crescendo di chitarra, riportano a un epico concetto di sound e di guerra. Non sentiamo però alcuna cieca esaltazione, situazione vissuta, talvolta pregna di un’angoscia che sublima in freddezza e coscienza. Full-legth che ci porta indietro nel tempo, prendendo l’ancestrale essenza della nera fiamma e avvolgendo il gelido vento di morte alla monolitica e solenne sostanza del doom. Passo dopo passo, respiro dopo respiro, faticosamente avanziamo, affondando in una fango che odora di pena, il quale però non riesce a fagocitarci. Lo spirito non ha catene che lo possano affliggere, amarezza che scompare, così da assaporare il terso spicchio di cielo, consci di aver la vita sospesa ad un filo. Complimenti a 1914, project che ci proietta tra sibili di pallottole, urla e timori, senza perdere di vista la profondità dell’animo umano. Nessuna rivoluzione stilistica o avanguardismo, ma l’intensità e la forza prodotti dalla band restano unici.
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