WITHIN TEMPTATION<br>+ Paradise Lost<br>guest: Tapping The Vein<br>
Una gemma incastonata in una serata preziosa dal punto di vista delle emozioni. Questo è stato il concerto che i W.T. hanno tenuto al Transilvania Live. La serata è aperta dai Tapping The Vein, un combo che qualche hanno fa aveva anche fatto parlare di se in seguito alla fortunata pubblicazione del singolo “Cornflakes Girl”. In ogni caso, lo spettacolo del suddetto gruppo è filato via liscio senza particolari sussulti. Una buona prestazione ma nulla di più. Voto 6. In attesa dei tanto acclamati Paradise Lost, tocca ai W.T. riscaldare la sala a dovere. La gente comincia ad accalcarsi attorno al palco, non fosse altro perchè spinta dalla curiosità di vedere la bellissima vocalist Sharon Den Adel. Come da copione, un magnifico intro da brividi accoglie i musicisti e dopo poco, come una reale star, fa il suo ingresso sullo stage la stupenda Sharon. La sua voce, come anche la mimica e la gestualità incantano la platea lasciando tutti a bocca aperta. Il suo sorriso smagliante ed ingenuo, nasconde la parte più preziosa del suo essere, vale a dire le corde vocali. Praticamente è impossibile starle dietro nel canto poiché è arduo mantenere le sue tonalità (anche in falsetto) e seguirne le variazioni. E’ così che si susseguono uno dopo l’altro i classici del gruppo tratti tutti dall’ultimo e fortunatissimo album “Mother Earth”. L’esecuzione è praticamente perfetta e speculare alla prova in studio e fa piacere sentire come dopo soli 2 album ed un mini, il combo olandese abbia trovato un suo equilibrio ed una propria identità musicale che rende il sound dei W.T. inconfondibile nella scena gotico/melodica. A suggello della svolta intrapresa dal gruppo, non vi è nessun riferimento alla produzione precedente, segnata da un sound più oscuro e decadente, oltre che dalla presenza del classico clichè metal gotico della doppia voce uomo/donna - growl/angelic clean. La scena è tutta di Sharon che incanta ed ammalia con la sua luce ed il suo splendore. A metà dello show c’è anche lo spazio per la presentazione di una nuova canzone che andrà a far parte del successore di "Mother Earth”. Dalla struttura del pezzo si capisce immediatamente che la band intende portare avanti il discorso intrapreso con lo stesso ultimo suo lavoro, calcando maggiormente la mano su quelli che sono gli elementi più sinfonici ed emozionali della loro musica. Dalle premesse si può affermare che sarà un gran bell’album. La seconda parte dello show, pur riservando enormi emozioni, è caratterizzata da un calo di prestazione del gruppo. Le cause sono da ricercare, forse, nella stanchezza della band e nel gran caldo presente in sala. Pur se meno brillanti rispetto all’inizio dello show, Sharon e compagni ci regalano anche un’interpretazione di un brano della grande Kate Bush e, prima di salutare il pubblico, ci offrono quello che secondo alcuni (ma non per il sottoscritto) è stato il pezzo trainante dell’album e cioè “Ice Queen”. Voto 7 e 1/2. L’attesa per i Paradise Lost è evidente, così il pubblico non fa nulla per richiamare sul palco i sei ragazzi olandesi. Tutto finisce così, come fosse stato un sogno! Torniamo tutti a casa soddisfatti (personalmente avrei voluto ascoltare anche “Dark Wings”, vero pezzo trainante di “Mother Earth”, oltre alla meravigliosamente struggente e delicata ballad “Our Farewell”). Un attimo, ci sono ancora i Paradise Lost! Perdonatemi, ma io sono già soddisfatto così. Per la cronaca, i P.L. si presentano nella loro nuova veste di band da disco-rock. Personalmente li preferivo quando erano i padri di un certo movimento che poi diede origine al gothic metal, ma capisco bene che in tale mio giudizio non sono molto obiettivo, quindi va bene anche così come essi sono ora. Alcune note positive, ci sono comunque state in concomitanza dell’esecuzione di brani del loro repertorio più vecchio. La conclusione del loro show è, poi, affidata ad una cover del classico eighties dei Bronski Beat “Smalltown Boy” (!!!!!!) Voto 7. Nota alla serata: Pubblico numeroso, caldo e soddisfatto come anche gli artisti che si sono susseguiti on stage; cosa volere di più?
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