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WIG WAM

[VENERDì 17 AGOSTO 2007] Ancora sconvolti dall’annullamento del Thunderground Festival, avvenuto solo il sabato prima, io e lo “Zorro11” ci ritroviamo in quel di Brescia per iniziare la nostra avventura che ci porterà oltremanica a vedere i folli norvegesi Wig Wam in un locale degno della migliore tradizione underground britannica. Posteggiata la sua auto sotto casa mia ci organizziamo con un ultimo briefing: stampiamo le mappe di Nottingham, la prenotazione di questo, la prenotazione di quello, gli orari del bus e quando arriva il nostro amico per portarci in aeroporto siamo pronti a partire…quando fortunatamente ci accorgiamo di non aver stampato la prenotazione dell’aereo! Niente di importante insomma! Ci riproviamo, e questa volta si parte per davvero. Breve sosta in autogrill per mettere sullo stomaco qualcosa ed arriviamo in largo anticipo all’aeroporto di Orio Al Serio. Vista la nostra chiara attitudine con gli aeroporti (per me è la seconda volta, per Zorro la prima) ci mettiamo un po’ per convincerci che il nostro check-in è davvero quello con la fila più lunga di tutti. Ma così è, mezz’ora abbondante di fila e salutiamo i nostri bagagli. Giusto il tempo di comprare dell’acqua per il viaggio e ci dirigiamo verso la zona degli imbarchi. Ai controlli sorge il primo problema, un poliziotto ci si avvicina agitando il mio zaino in mano “Ma guardi che qui dentro ci sono delle bottigliette eh!”. Ci guardiamo piuttosto perplessi “E allora?” “Non si possono portare le bottigliette d’acqua dall’esterno sull’aereo, se volete potete berle qui”. L’indisposizione cresce ma tracanniamo le nostre bottigliette e accediamo al duty free. Ricompriamo l’acqua, ovvio, e beviamo il nostro ultimo caffé riflettendo con la cameriera del bar su quanto poco saggio sia prendere un aereo di Venerdì 17, dopodichè andiamo alla ricerca di qualcosa da leggere per il viaggio. Riviste di musica? Nemmeno l’ombra. Rassegnati ci sediamo ad aspettare vicino al nostro gate allietandoci con le belle partecipanti al volo per la Bulgaria, che stava giusto accanto al nostro. Video Check In (Tasto destro/Salva con nome) Ci stiamo per imbarcare quando il buon Zorro mi dice di non trovare più il cellulare, e così iniziamo un improbabile ricerca internazionale che ci terrà compagnia per questi tre giorni. Volo tranquillo, se non fosse per il finale che mi ha visto protagonista di vistosi giramenti di testa che mi facevano scambiare il giallo per il marrone. Ma tutto ok. Scendiamo dall’aereo e non fa poi così freddo, visto il sole, e dopo aver fatto una fila degna di Gardaland per gli ultimi controlli del caso mettiamo ufficialmente piede in Inghilterra. Ci lasciamo alle spalle l’aeroporto di East Midlands ed andiamo alla ricerca della nostra fermata dell’autobus dove lo “skylink” ci porterà direttamente in centro a Nottingham dopo un viaggio di trenta chilometri. Iniziamo a scontrarci con le prime divergenze con il mondo d’oltremanica: la cabina dell’autobus girata dal lato sbagliato della strada. Mentre aspettiamo con il mio telefono quasi scarico tento un contatto con l’Italia, sempre alla ricerca del telefono di Zorro, ma tutto sembra vano. Video East Midlands (Tasto destro/Salva con nome) Arriva lo Skylink e la visione di trenta passeggeri carichi di bagagli che scendono ringraziando uno per uno l’autista ci fa subito sentire come alieni. Saliamo e lo Zorro mi fa: “Vai avanti tu che sei più loquace”. Ci è voluto più di un chiarimento per riuscire a fare il biglietto. Tanto più che tentavo di pagarlo in Euro. Nuovi devastanti scontri con la realtà britannica: siamo nel bel mezzo del nulla, circondati da fabbriche e da pascoli di mucche, ma l’erba delle aiuole accanto alla strada è tagliata tipo Wimbledon. Il viaggio verso Nottingham ci viene allietato da due ragazzi alle nostre spalle che sparano fuori dal loro stereo musica dance, senza farsi troppi problemi, mentre noi in preda alla depressione osserviamo il paesaggio da cartolina che ci circonda. Siamo arrivati. La città natale di Robin Hood si presenta rispettando il protocollo Inglese: case fatte con lo stampino sotto il modello dei disegni di artistica che facevo alle medie, strade immacolate ed una miriade di taxi e autobus. Tentiamo di capire da che parte siamo girati e partiamo con valige al seguito alla ricerca del nostro hotel. Dopo pochi passi avviene il nostro primo contatto con uno del posto. Si presenta, ci da la mano, ci chiede se siamo Americani ed attacca un discorso infinito con il quale, in sintesi, ci chiede dei soldi. Decliniamo e cerca di indirizzarci verso l’hotel ma non è sicuro nemmeno lui sulla strada da fare. Ci saluta e se ne va, persino gli accattoni sono educati. Ovviamente sbagliamo strada, dietrofront e ci dirigiamo, questa volta davvero, verso l’hotel scoprendo nuove facce di Nottingham. Sul nostro percorso troviamo il Rock City, dove si sarebbe svolto il Thunderground Festival, e poi finalmente giungiamo all’hotel. La receptionist ci guarda con sospetto quando gli diciamo che ci basta una sola chiave della camera (Zorro non aveva il telefono ed avevamo una sola cartina) e ci indirizza verso la nostra stanza. Litighiamo un po’ per aprire l’ascensore con la nostra tessera elettronica (con la quale puoi fare di tutto) ed arriviamo al quarto piano. Camera nostra si rivela subito accogliente, rivestita con moquette viola (!!!) e adornata da mobili in legno, ma in un lampo comprendiamo lo sguardo perplesso della receptionist: nonostante io abbia specificato diversamente in camera c’è un letto matrimoniale. Ci troviamo di fronte a due soluzioni: A) Scendere, spiegare il problema, vedere se c’è un’alternativa, rifare le carte, tornare in camera; B) Uno dei due si deve accomodare sul letto singolo, anche qualcosa di meno, che si trova in camera. Optiamo per la B, e lo Zorro si accomoda democraticamente nel lettino dato che io non ci stavo. Sistemiamo i bagagli e partiamo alla volta del Rock City per comprare i biglietti. Sul posto scopriamo di essere di fronte ad un complesso contenente diversi piccoli locali, dei quali il Rock City è il maggiore. Scoviamo l’angusto ingresso del Rescue Rooms ma preferiamo fare un giro per Nottingham visto che è ancora presto. Torniamo per cena e decidiamo di mangiare qualcosa al Rescue Rooms, dove un omino davvero improbabile prendeva le ordinazioni dei panini. Inutile dire che ci hanno spennati vivi, e non contenti abbiamo pure fatto il bis. Ci sentiamo decisamente a disagio, attorno a noi è tutto così lontano dalla mentalità italiana e sul muro troviamo locandine di gruppi decisamente underground, per lo più roba alternative e grunge. Video Rescue Rooms (Tasto destro/Salva con nome) Compriamo i biglietti al box office del Rock City, piccola sosta in albergo e torniamo ad esplorare Nottingham. Il centro città è vivo e pulsante, gente dappertutto che affolla i locali che si diramano ovunque per le vie del centro fino alla bella Market Square.Due cose però attirano la nostra frivola attenzione: il Pizza Hut (Quello vero! Come nei videogiochi!) e l’Hard Rock Cafè! Spendiamo qualche sterlina di troppo presso quest’ultimo, dove tentano persino di fregarci sul prezzo, e ce ne torniamo tristemente in albergo mentre la città intorno a noi è più viva che mai. [SABATO 18 AGOSTO 2007] La sveglia è più difficile del previsto, quei letti erano delle vere e proprie trappole mortali e non ci lasciavano via di scampo. Come la tradizione insegna, fuori piove. E la cosa divertente è vedere persone di tutte le età che, incuranti di ciò, passeggiano tranquille per strada senza ombrello. Mentre trovo il modo di ricaricare il mio telefono nella presa del rasoio del bagno, maledicendo gli Inglesi e la loro voglia di fare tutto il contrario rispetto a noi, improvvisiamo una mini colazione e partiamo alla volta del negozio di dischi che lo Zorro aveva mirato il giorno prima. Ne usciamo piuttosto delusi, contando di trovare cose più specifiche del loro mercato, e facciamo tappa al Burger King per un sano pranzo. Avventurandoci per le affollate vie del centro, dove facciamo il bis di accattoni, ci imbattiamo nell’invitante Caffé Nero e decidiamo di buttarci sul caffé espresso all’italiano. Buono, buonissimo… però due euro e venti centesimi! Facciamo tappa al Virgin Megastore perdendoci un infinità di volte e facendoci tentare dalle numerose offerte ma abbiamo paura di rimanere a secco per la serata. Rientro in hotel, piove ancora, e ci spariamo di gran carriera l’amichevole di rugby Argentina – Galles. C’è tempo per la cena e per portarci di fronte all’ingresso del Rescue Rooms, dove ha finalmente inizio la nostra serata all’insegna dell’Hard Rock. [ColdNightWind] [DANTE FOX] L'onere di aprire le danze di quella che si rivelerà una stupenda serata è affidato ai rockers di casa Dante Fox, bravi nel riscaldare a dovere un pubblico ansioso di assaporare le stravaganze degli headliners del concerto ma, non per questo, indirizzati a lesinare applausi per il convincente quintetto d'apertura. Trascinati dalla notevole prestazione vocale di Sue Willets, una singer in grado di interpretazioni di assoluto primo piano, i Dante Fox presentano una scaletta ovviamente improntata sui brani del loro ultimo "Under The Seven Skies", composizioni che dal vivo dimostrano di avere un'appeal altrettanto alto a quello assaporato nella piacevole versione in cd. E se il ben eseguito trittico composto da "The Last Goodbye", "Goodbye To Yesterday" e "Walking The Line" fa quindi giustizia al contenuto del già citato episodio discografico, non risultano assolutamente da meno gli sparuti titoli tratti dai primi due cd del gruppo britannico, tra i quali spiccano una fantastica riproposizione di "Under The City Lights" e una soddisfacente versione di "Still Remember Love", altri due momenti in grado di decretare il valore di un quintetto bravo tanto in studio quanto nella propria vivace veste dal vivo. La scelta dei Dante Fox a seguito della cancellazione del Thunderground Festival si è quindi rivelata il miglior modo di spianare la strada per l'entrata in scena dei Wig Wam, e questo grazie alle accomodanti melodie di una band forse un po' troppo sottovalutata nel panorama AOR attuale, la quale, speriamo, possa calcare prima o poi qualche palco nostrano per dimostrare all'audience rock tricolore tutte le proprie qualità. Promossi a pieni voti, sia per quanto concerne la pulizia esecutiva, sia per la evidente capacità di soddisfare a dovere la fame di rock dei tanti accorsi per l'occasione. [Zorro11] SETLIST - The Last Goodbye - Still Remember Love - Under The City Lights - Lucky One's (Born Tonight In The Setting Sun) - Goodbye To Yesterday - Walking The Line - Breaking Me Down - Firing Guns - Guitars / Keyboards Solo - Remember [WIG WAM] E il momento finalmente arrivò... Inutile dire il finimondo scoppiato con l'ingresso dei quattro rockers norvegesi sul palco della Rescue Room, i quali avrebbero dovuto operare in qualità di headliner nel poi cancellato Thunderground Festival, ma poi relegati a capofila di una semplice data dal vivo nella ridente cittadina d'oltremanica. L'apertura del proprio spezzone on-stage, affidato alla rombante "Rock My Ride", mette subito in chiaro la voglia di Glam e soci di mettere letteralmente a soqquadro l'audience accorsa in questa uggiosa serata di agosto, complici una presenza scenica assolutamente fuori dagli schemi e una tangibile vena ironica sempre al cospetto di ogni esecuzione, forse la caratteristica che più di molte altre ha motivato il grande successo di un gruppo eretto da molti a vero e proprio testimonial (dei giorni nostri) delle sonorità a metà tra rock maturo e melodicissime fuorvianze di matrice glam. Tutti i cavalli di battaglia del combo scandinavo vengono dati in pasto alle numerose e fameliche sagome presenti nel pubblico, raggiungendo picchi di goduria estrema per quanto concerne songs quali "Daredevil Heat", "Bless The Night", "Kill My Rock 'N' Roll" e "Flying High" (quest'ultima presente all'interno del nuovo live album "Live In Tokyo", ed interpretata per quanto concerne le parti vocali dal bass-player Flash), brani in cui l'irriverente carica dei quattro rockers del vecchio continente affiora nello splendore del proprio canzereccio incedere, trascinando il pubblico accorso a scene di pura e tangibile esaltazione. E se la prima parte dell'esibizione viene conclusa grazie ad una fantasmagorica versione di "Hard To Be A Rock 'N' Roller", sorretta a dovere dai roboanti cori a supporto dei numerosi accorsi sotto il palco, è grazie alla riesumazione della stupenda "In My Dreams" che gli Wig Wam mettono la parola fine su una prova live davvero sensazionale, in grado di ereggerli a dovere a veri e propri punti cardine della scena hard melodica attuale. Niente è davvero mancato a questa fantastica serata, partendo dal convincente inizio a marchio Dante Fox ed arrivando all'appena descritto trionfo dei "folli" rockers norvegesi, il tutto a suggello di una trasferta assolutamente impossibile da dimenticare, e questo ovviamente grazie all'indescrivibile potere insito nella musica di due meritevoli gruppi rock dei giorni nostri. Grazie ad entrambi ragazzi, dal più pronfondo del nostro cuore. [Zorro11] SETLIST - Rock My Ride - Daredevil Heat - Bless The Night - Kill My Rock 'N' Roll - Mine All Mine / A R'N'R Girl Like You - Erection - The Riddle - Bygone Zone - Car-Lyle - Crazy Things - Flying High - Breaking All The Rules - Hard To Be A Rock 'N' Roller ENCORE - Gonna Get You Someday - Can't Get Her (Out Of My Bed) - In My Dreams [DOMENICA 17 AGOSTO 2007] La notte è corsa via veloce, fra qualche chiacchiera con i disponibili membri dei Dante Fox e dopo esserci fatti sfuggire Glam e Teeny dei Wig Wam da sotto il naso facciamo un ultimo salto all'Hard Rock Cafè per comprare le magliette di rito e ce ne torniamo in albergo, dove è oramai tempo di preparare le valige perchè al mattino dopo la sveglia presto arriverà inesorabile. Video Market Square (Tasto destro/Salva con nome) Alle otto e mezzo siamo in piedi pronti a svuotare la stanza, saldare il conto e a dirigerci verso Friar Lane sotto una fastidiosa pioggerellina. Una volta saliti sull'autobus, non avendo altro da fare, osserviamo il cartellone elettronico presente in strada che segna quanti minuti mancano alla partenza della corsa. E rimaniamo ancora più colpiti, dato che l'autista non lo vedo, quando ad un minuto dal via esso accenda il mezzo e allo scoccare dello zero ingrani la marcia e parta senza battere ciglio. E ci spuntano di nuovo le antennine verdi. Tristemente facciamo il nostro ingresso all'aeroporto di East Midlands e ci mettiamo in coda per il check in. In un primo momento siamo felici di avere dietro di noi qualcuno che finalmente parla in italiano, ma dopo ben poco veniamo indisposti dal loro incontrollato volume di voce e rimpiangiamo subito il caro vecchio inglese. Una volta dentro è tempo di fare la conta degli ultimi spiccioli rimasti, ed investiamo le nostre 12 sterline per una principesca colazione con tanto di supertorta ipercalorica al cioccolato e mega-tazzone di caffé, sul quale sono nati diversi interrogativi dato che mi è stato venduto come “regular coffe”. Video East Midlands part. 2 (Tasto destro/Salva con nome) Sul volo di ritorno possiamo goderci le grida dei bambini indemoniati e qualche saltino dovuto al maltempo che riescono a farci rivalutare l’idea di essere tornati nella nostra calda, zozza e maleducata Italia. [ColdNightWind] Per vedere le foto "extra" della nostra avventura andate a questo indirizzo: http://www.myspace.com/coldnightwind

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