WE WILL ROCK YOU

Musical dell’anno; questa la scritta che campeggiava su tutte le pubblicità degli avvenimenti che si tenevano a Londra nel mese di settembre 2012. Come il titolo suggerisce non è altro che la storia della fine del rock attuata da un oligarchia che vuole, tramite lobotomizzazione delle menti del popolo, eradicarlo dalle coscienze degli ultimi portatori di tale ricordo. Ogni scena della commedia è scandita da una canzone dei Queen, rigorosamente suonata dal vivo, per le quali si succedono diversi cantanti/attori ad interpretarle. Chi vi narra le gesta del musical non è mai stato un grande cultore dei Queen, ma vi possio assicurare che per la prima ora di performance ho avuto la pelle d’oca dalle emozioni, ed è stato li che ho capito (alla buon’ora dirà sicuramente qualcuno di voi) l’importanza della band inglese per l’evoluzione del rock, grazie all’universalità di quei riff immortali che hanno saputo suggellare nei vari: "We Will Rock You2, "Mama", "Under Pressure", "I want It All", "Radio Gaga", "Another One Bites The Bass Dust", "Somebody To Love", "One Vision". I brani sono stati intervallati da cambi di palcoscenico e da una scenografia di prim’ordine (una leva a mo di grù saliva da sotto il palco sopraelevando i performer; continui cambi di scena e del corpo di ballo), da costumi che univano il barocco al dark, e da battute in tipico humor inglese che facevano diventare ‘scaramouche’ (tratta da "Bohemian Rhapsody") in scary bush = cespuglio spaventoso riferito alla patata femminile (nomignolo affibiato ad una delle protagoniste femminili dell’opera). Non mancano certamente i momenti in cui cala la soglia dell’attenzione, ma tenendo presente che la durata dello spettacolo supera le 2 ore e mezzo, ciò è naturalmente fisiologico; finale dedicato a "We Are The Champions" suonato personalmente da Brian May che ha generato una più che meritata ovazione nel teatro, situazioni che solo qui possono accadere. Un must per chi va a Londra.