VOIVOD
Sono stato al Traffic un’infinità di volte, sia prima, sia dopo gli anni di esilio passati lontano dalla Capitale, ma di sold-out ne ricordo pochi. Bene, lo scorso 8 dicembre i Voivod ci sono riusciti: tutto esaurito! Che bella sorpresa! I Voivod poi, una band formatasi nel 1981 nel lontano e poco metallaro Québec. Un ensemble che non si è mai venduto alle logiche del mercato e ha preferito fare musica indipendente, cambiando genere più e più volte nel corso degli anni e restando – a testa altissima – nell’underground. Un sold-out così non ha potuto che scaldarmi il cuore, pensando a come il metal sia uno dei generi amati forse più incondizionatamente di tutti dai propri fan. Colpito, inevitabilmente, dalle mode, ma mai snaturato o piegato da esse. Lo zoccolo duro ha risposto in massa, insomma, al richiamo di una delle band immeritatamente più sottovalutate del panorama heavy metal internazionale. Sottovalutate perché, nonostante abbiano venduto non pochi dischi (secondo alcune fonti avrebbero toccato quota un milione di copie, nei loro quarant’anni di carriera), quando si parla di mostri sacri raramente viene menzionato il loro nome. Ma veniamo al concerto. Ad aprire la serata ci hanno pensato gli Hellcowboys, band romana attiva da una quindicina d’anni e conosciuta per sonorità a cavallo tra l'hardcore e il thrash in stile 80s/90s. A seguire i più famosi Eyeconoclast, band italiana autrice di un death/thrash più veloce e brutale, che negli anni ha appesantito ulteriormente il proprio sound, oltre a cambiare line-up, e che dal vivo ha piacevolmente steso tutti gli astanti. Alcuni ne lamentano una certa monotonia, altri ne apprezzano la coerenza monolitica. De gustibus, ma di sicuro hanno preparato a dovere gli spettatori per un live carico di pathos come quello dei canadesi che li hanno seguiti. Arriva il momento clou.
Saliti sul palco Bélanger e soci si mostrano subito di ottimo umore e vogliosi di intrattenere il numeroso pubblico non lesinando su velocità, groove e sudore. Dopo una decina di minuti di assestamento del sound, che inizialmente sembrava sottotono rispetto a quello degli Eyeconoclast, la resa sonora dei Voivod è diventata impeccabile e ha guidato i fan della band in un’onesta e movimentata opera di “caciara” sotto al palco.
La scaletta non riserva particolari sorprese, essendo abbastanza omogenea con quella delle date precedenti, e parte con il terzetto “Experiment”, “The Unknown Knows” e “Tribal Convictions”. Successivamente i canadesi alternano brani nuovi di zecca – come “Holographic Thinking”, “Sleeves Off” e “Synchro Anarchy”, presenti sul loro ultimo album, datato 2022 – a classici retrò, ma molto più conosciuti come “Overreaction” e “Pre-Ignition”. La gente si diverte, urla il loro nome e brinda al loro progressive thrash originale e sempre dinamico “nonostante l’età”.
Degna chiusura, cantata dall’intero Traffic come fosse l’inno di una curva allo stadio, l’omonima “Voivod”, opener del loro disco d’esordio ‘War and Pain’. Richiamati ancora una volta a gran voce, riprendono poi gli strumenti e ci deliziano con un meritato bis. Meritato anche e soprattutto dal pubblico, che ha trattato i Voivod come la grande band che l’ensemble nordamericano a tutti gli effetti è. Una bella serata che speriamo si ripeta al più presto.
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