SIMPLE MINDS
Regolari come le tasse i Simple Minds tornano ad esibirsi nella capitale - il 3 luglio scorso - dove ormai sono di casa visto che Jim Kerr soggiorna quasi stabilmente in Italia (è stato visto diverse volte in Valle D’itria in Puglia, e ha proprietà in Sicilia). L’ovazione che segue l’ingresso della band è pari alla delusione per la duplice sparizione dell’amplificazione proprio durante il brano d’apertura, il vocalist ne ha approfittato per dimostrare di aver assorbito una peculiarità della nostra cultura, cioè la prontezza nella battuta, esordendo con: non vi incazzate, cazzo-minchia.
Dopo un certo lasso di tempo passato per risolvere il problema tecnico, gli inglesi hanno riaperto le danze con "Waterfront" che ha riportato immediatamente il giusto climax, vedere un orda di ultracinquantenni alzarsi in piedi e correre sotto il palco in clamorosa ovazione non ha eguali. "Speed Of Love" ed "Promised You A Miracle" ci fanno tornare adolescenti per un lungo e godurioso momento, ai gloriosi anni '80 (ogni generazione ha il suo decennio da definire glorioso); "Mandela Day" inaugura il sequel dei grandi classici, che soddisfano i gusti della maggior parte degli intervenuti. Qualche hit minore abbassa la soglia dell’enfasi prima dell’apoteosi di "Someone Somewhere in Summertime" da 'New Gold Dream', con il pubblico che canta a squarciagola; ci ha colpito la batterista di colore che picchiava le pelli come una forsennata nemmeno fosse in un band hardcore.
Il vocalist lascia il proscenio alla corista/tastierista che ci ha ammaliato e cullato con una traccia di magnifica, magnetica, malinconica ed inaspettata intensità, dato che la versione originale è cantata da Mr. Kerr: "Dolphins". "Don’t You" è uno di quei brani dei quali avremmo fatto volentieri a meno, ci ha già tormentato per intere estati a partire dal 1994 in poi, e stasera lo ha fatto assieme ad uno dei bis, "Alive and Kicking" (ribattezzata, all’epoca della pubblicazione in: olive e fichi). Band in gran forma (qualcuno dei membri un po' di pìù), Jim Kerr non ha perso un ottava della voce ed ha tenuto il palco come un navigato ed accattivante performer. Un gran bel tuffo nei migliori anni della nostra (di chi ha cinquanta anni) adolescenza, si sono autosantificati col brano di chiusura: "Sanctify Yourself".
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