SAVAGE REPUBLIC
Serata all'insegna del post-punk al Wishlist di Roma il 12 gennaio scorso. Ad aprire la serata gli Echoes Of Silence, band romana attiva fin dal 1997 e nata per omaggiare i Joy Division. Infatti, nel loro repertorio iniziale gravitavano diverse cover degli albionici. In verità l’amore per la band di Ian Curtis traspare ancora notevolmente, tanto che l’ossatura di diversi brani proposti durante la serata richiama chiaramente gli originali, nonostante una maggiore dinamicità ed un ottima presenza scenica; evidenti anche sonorità à la The Cure ed al movimento dark/gothic che ha fatto la storia del genere negli anni 80. Un piacevole antipasto prima della portata principale.
I Savage Republic rappresentano 40 anni di storia del post-punk americano, 40 anni nei quali hanno osservato e metabolizzato tutte le mutazioni del genere, infatti nell’ultimo lavoro ‘Meteora’ datato 2022 (a cui è stato dato ampio risalto durante il concerto) sono intellegibili echo di Killing Joke, Joy Division; The Cure, Wall Of Vodoo, Cramps, evidentissimi in “Bizerte Rolls”, e gli Swans depotenziati come nella traccia di apertura della serata: “Nothing At All”. Il loro post punk è quello più impervio, meno musicale, più dissonante, più percussivo (infatti campeggiava al centro del palco un bidone di ferro utilizzato a mò di batteria tipico degli Einsturzende Neubaten), più spoglio, ma più tribale, genuino, vero.
Gli americani calano per la quarta volta a Roma (se la memoria non mi inganna) in una serata che purtroppo non ha attirato il pubblico che gli yankee avrebbero meritato, e qui le motivazioni potrebbero essere svariate (live infrasettimanale, i fan che li conoscono da inizio carriera ormai hanno una certa età ed i potenziali problemi familiari li hanno bloccati a casa, stanchezza dopo giornata lavorativa, pigrizia etc), ma l'energia non manca, segno che la band non si è lasciata abbattere da chi non è venuto ma si è fatta galvanizzare dall’affetto dei presenti e tramite il proprio vocalist ha ringraziato pubblicamente l'organizzatore (metamorfosi) per la dedizione dimostrata loro. La presenza sul palco era assimilabile a quella di una qualsiasi band che si appresta a fare una jam session in uno scantinato, nessuna cura per l’abbigliamento, mentre nella scelta dei brani hanno effetuato un percorso a ritroso, partendo dall’ultimo lavoro e dirigendosi verso gli esordi. In una sola parola show catartico a marcata connotazione noise/industrial rispetto ai dischi; particolare alquanto curioso è stato l’avvicendarsi dei musicisti dietro agli strumenti, segno della loro versatilità.
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