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NO MERCY FESTIVAL 2003

Puntuale come tutti gli anni (beh quasi, nel 2002 in effetti non c’è stato), ecco che il No Mercy Festival, carrozzone estremo itinerante, sbarca in Italia, per la precisione all’Alcatraz di Milano. L’affluenza, almeno a occhio, è stata notevole, e in effetti il poker Nuclear Assault, Death Angel (entrambi in formazione originale), Marduk e Testament ha fatto gola a molti…dopo un’attesa interminabile (i cancelli sono stati aperti alle 15.30, in barba alla schedule che prevedeva l’entrata alle 13.30), placata dall’apparizione di individui “sospetti” come i Darkane, Phil Fasciana dei Malevolent Creation e il disponibilissimo Legion dei Marduk, giusto il tempo di entrare nel locale, piazzarmi sotto il palco, ed ecco che parte l’intro dei DARKANE, la bellissima “Calamitas” cui fa seguito ovviamente “Third”; la resa sonora dei cinque svedesi è ottima, pulita e non eccessivamente rumorosa facendo intravedere le superlative capacità tecniche applicate al loro thrash d’assalto spesso colmo di aperture melodiche. L’unico piccolo neo è stato probabilmente rappresentato dalla prestazione del singer Andreas Sidow, non sempre impeccabile, ma comunque sopra la media; tutti i classici sono stati snocciolati pescando equamente dai 3 album, sugli scudi “Emanation Of Fear” e “Innocence Gone”. Molto simpatico l’omaggio a Klas Ideberg il chitarrista che, essendo il giorno del suo compleanno, ha ricevuto l’happy birthday dal pubblico e dalla band accompagnata dalla chitarra di Christrofer. Dopo un veloce cambio palco è il turno dei MALEVOLENT CREATION; forti di una line-up semi rinnovata, i deathster americani avevano tutte le carte in regola per spaccare, cosa che a mio avviso gli è riuscita solo in parte, purtroppo per cause non legate a loro, ma ad una pessima acustica e dei grossi problemi di feedback delle chitarre, che hanno spesso fischiato in maniera eccessiva (durante il primo brano stavano quasi rischiando di fermarsi per la confusione che si era generata). Tolto questo, inappuntabile la prestazione di tutti, soprattutto il singer Kyle Simmons, e buona anche la scaletta che ha pescato da gran parte della produzione passata, tralasciando però inspiegabilmente il recentissimo “The Will To Kill”, dal quale è stata riproposta solo “Rebirth Of Terror”. In definitiva, un gran bel concerto il loro. Ed ecco ora il punto interrogativo della giornata, i PRO PAIN, band hardcore di New York, che a mio avviso poco c’entrava con il resto del bill…ad ogni modo, la loro prestazione a base di un hardcore massiccio è stata oggettivamente buona, e nonostante una freddezza generale paurosa, hanno riuscito a smuovere il pubblico che se ne stava totalmente a braccia conserte (scena abbastanza irreale ripensando al pogo infernale di pochi minuti prima, scatenato dai Malevolent Creation). Insomma bravi si, pure simpatici se è per quello, ma col No Mercy Festival i Pro Pain non c’entravano nulla, mi dispiace. A sorpresa salgono ora sul palco i NUCLEAR ASSAULT (il bill annunciava invece i Die Apokalyptischen Reiter), in formazione originale; purtroppo tutti invecchiano, e i 4 attempati thrashers non sfuggono alla regola, offrendo una prestazione a mio avviso stanca e sottotono, senza contare la pessima resa sonora, che rendeva indistinguibile la voce di Connelly (che ha spesso cantato sotto al palco e ha concluso con uno stage diving sulle prime file) dal marasma generale; certo Lilker rimane un bassista estremamente carismatico e sebbene siano riusciti a farmi esaltare un pochetto con qualche brano tratto da “Game Over”, come “Hang The Pope” o la mitica “Sin”, l’impressione generale non è stata per nulla positiva. Da rivedere in un altro contesto, per ora rimandati. Dopo la delusione rappresentata dai Nuclear, speravo bene nei giullari del festival, i DIE APOKALYPTISCHEN REITER, fautori di un metal inclassificabile, che spazia dal black al thrash al power sinfonico; i cinque folli tedeschi (da menzionare il cantante a piedi scalzi con la tonaca e il tastierista con la maschera da boia) non hanno smesso per un attimo di divertire e divertirsi; dopo l’intro costituita dalla parte strumentale di ‘Seid Willkommen”, sono partiti a razzo con “Vier Reiter Stehen Bereit”, dall’ultimo “Have A Nice Trip”, dal quale sono state poi estratte “Ride On” e “We Will Never Die”; nella pause tra un brano e l’altro il frontman Fuchs intrattiene il pubblico, lanciando addirittura una confezione intera di birra! Scorre veloce l’anthemica “Reitermania” e si conclude con la manowariana “Metal Will Never Die”. Molto bravi, e una sorpresa per molti che non li conoscevano. Tocca ora a un’altra band leggendaria in formazione originale, i californiani DEATH ANGEL, band thrash della prima ora di origine filippina, autrice di due ottimi lavori quali “The Ultra Violence” e “Frolic Through The Park”; dopo i Nuclear Assault temevo un’altra parziale delusione, invece è stato tutto il contrario, e i 5 miti hanno offerto all’infuocato pubblico una prestazione da antologia, potente, precisa, muscolare e nitida (sono stati gli unici insieme a Darkane e Apokalyptischen Reiter ad avere un suono davvero comprensibile fino in fondo). Nonostante l’immagine molto “nu metal” (Mark con i dread, Andy il batterista con la canotta da basket e Dennis il bassista con una cresta simil punk), l’energia che hanno sprigionato attraverso i loro classici è stata altissima. “Evil Priest”, “Bored”, “Mistress Of Pain” hanno marchiato a fuoco una serata indimenticabile. A concludere una “Kill As One” da brividi, e i Death Angel abbandonano il palco con le mani al cielo, trionfanti. In una parola, grandissimi; peccato per l’assenza di “Thrashers”. Ormai siamo entrati nel vivo della serata, ed è il turno di una delle band black più amate dai fan italiani, i MARDUK, da sempre affezionati alla nostra penisola. Non avevo il minimo dubbio su di loro, mi aspettavo un concerto ineccepibile, potente, preciso e distruttivo…e così è stato. Il nuovo batterista Emil è ancora più massacrante (e anche leggermente più vario) del già bravissimo Fredrik, mentre Legion è l’ideale leader carismatico di questo infernale ensemble. Nonostante un set davvero breve, durante il quale spiccano “Of Hell’s Fire” e le nuove song di “World Funeral”, ovvero la title track, il singolo “Hearse” e la splendida “Bleached Bones”, il gruppo svedese ha stregato il pubblico, coinvolgendolo immensamente. Dopo la conclusiva “Fistfucking God’s Planet”, i Marduk tornano sul palco per eseguire a velocità raddoppiata il loro classico “Panzer Division Marduk”. Delle vere macchine da guerra, nulla da dire. (nota di colore: la bestemmia in italiano urlata da Legion). Ed eccoci arrivati alla conclusione di una giornata assolutamente distruttiva, con gli headliner, i grandissimi TESTAMENT; accompagnati dal batterista dei norvegesi Borknagar (il drummer Jon Allen a causa di motivi famigliari non ha potuto partecipare a questo tour), il seminale gruppo di San Francisco a messo a ferro e fuoco il palco dell’Alcatraz, spaziando da brani recenti ai vecchi classici… “D.N.R.” e “Down For Life” aprono le ostilità, e da lì in poi sarà un massacro totale, purtroppo smorzato non poco da una resa sonora a dir poco pessima (io stesso che conosco a menadito le song dei Testament ho avuto a volte difficoltà a riconoscerle), che faceva percepire, almeno alle prime file, un pastone indefinito di immani proporzioni. Detto questo, il set è stato decisamente corto (un’ora molto scarsa), e sono mancati pilastri come “The Preacher” e “Alone In The Dark”, ma ad ogni modo brani come “Trial By Fire”, “Disciples Of The Watch”, “Into The Pit” o l’immortale “Over The Wall” (durante la quale il gruppo ha fatto salire sul palco parecchi fan, facendo letteralmente sclerare la security) hanno ben compensato. In definitiva un’ottima serata anche per loro, probemi acustici a parte. Tirando le somme, posso certo promuovere l’edizione di quest’anno del No Mercy; il bill poteva essere migliore (all’inizio erano previsti anche i Morbid Angel…), ma abbiamo comunque potuto contare su due grosse reunion, e su band che in Italia si vedono poco, cioè Darkane e Die Apokalyptischen Reiter. Purtroppo diversi gruppi hanno avuto problemi di suono, e questo ha in parte minato la manifestazione. Ad ogni modo, chi c’era può sicuramente dire di aver speso bene i suoi soldi! Ci si vede il prossimo anno, al No Mercy 2004.

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