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NECROPHAGIST

Due giorni all'insegna dell'estremo al New Age di Roncade (TV), con l'unica data italiana del tour europeo "Carving Europe's Epitaph Tour II" e la calata italica dei leggendari Brujeria. Difficile prevedere il successo della prima serata, con una buona affluenza di pubblico nonostante la mancanza di una band di blasone a far da traino, anche se la nomea dei Necrophagist sta lentamente lievitando grazie all'ultimo lavoro "Epitaph", accolto positivamente da più parti. Aprono le danze i BURNING SKIES, formazione di Bristol dedita ad una mistura di deathgrind e hardcore, sullo stile dei Misery Index. Purtroppo data l'ora di arrivo non ho potuto apprezzare in pieno la prova dei cinque inglesi, che comunque sembrano riuscire nell'ingrato compito di riscaldare i pochi presenti all'interno del locale. Peccato essere arrivati praticamente durante l'ultimo pezzo. Sarà per la prossima. A incendiare sul serio il pit ci pensano gli ORIGIN, formazione brutal death di indubbio valore tecnico, che ha dimostrato anche dal vivo una preparazione davvero invidiabile. John Longstreth è il musicista che più mi ha impressionato tanto che è sembrato quasi di rivedere dietro le pelli il gigantesco (in tutti i sensi) Gene Hoglan, anche per il modo con cui John tiene le bacchette. Veramente un batterista preparatissimo, con un'impostazione prettamente jazz prestata al brutal più estremo. La scaletta dei quattro americani pesca un po'da tutti tre gli album: "Staring From The Abyss", "Debased Humanity", "Larvae Of The Lie" e ovviamente "Portal" spazzano via qualunque cosa si trovi nel raggio di 1km, grazie a dei bassi belli saturi e ad una buona capacità di coinvolgimento del nerboruto James Lee. Paul Ryan tutto sommato ha dimostrato di cavarsela bene nel riproporre tutte le parti, anche se la mancanza di un secondo chitarrista ha fatto sì che si aprissero numerosi buchi parzialmente tappati dalle articolate linee di basso dell'ottimo Mike Flores. Una delle band più interessanti dell'universo brutal death, da sentire assolutamente per quei pochi che ancora non avessero avuto modo di ascoltarli. Breve cambio di palco e subito i MISERY INDEX infliggono al pubblico del New Age una nuova testata dritta in mezzo agli occhi - la prima, quella che non si scorda mai, l'avevano data nel tour di spalla ai Fear Factory. Death-grind massiccio, pregno di stacchi hardcore e grindati che scatenano inevitabilmente un mosh furioso. Questi quattro ragazzi di Baltimora, dal vivo, riescono sempre ad esprimere (impremere) la giusta violenza ai pezzi, grazie soprattutto ad un batterista (Adam Jarvis) che picchia il drum kit come pochi e che con la stessa furia avrebbe preso volentieri a bacchettate la luce "flash" presente alle sue spalle. Si spazia un po' su tutta la discografia della band, dall'ultimo lavoro "Discordia" (il primo per Relapse Records), a "Retaliate" fino al debut "Overthrow". Peccato per dei suoni poco nitidi, che penalizzano non poco la prova della band in termini di pulizia. Poco male, "Conquistadores" dal vivo ha comunque quell'effetto di devastazione sonora unita a quella fisica che i Misery Index si propongono di ottenere. Promossi con il massimo dei voti, come sempre. L'entrata sul palco dei NECROPHAGIST per certi versi rompe un po' quell'atmosfera messa in piedi da Origin e Misery Index. Innanzi tutto bisogna constatare - per diritto di cronaca - che il quartetto tedesco è l'eccezione che conferma quella regola non scritta "che per suonare death metal brutale bisogna per forza essere palestrati o superare, anche abbondantemente, il quintale", visto che messi tutti insieme i quattro non raggiungono il peso corporeo di James degli Origin. Ma finezze estetiche a parte, il concerto della Prog Death Metal band con dubbi gusti alimentari è tutto tranne che un tipico live di metal estremo. Gente pressochè immobile che assiste inerme all'esecuzione dei quattro musicisti, tutti molto preparati bisogna dirlo, ma anche poco propensi al dialogo con il pubblico. Degli abili esecutori che ripropongono praticamente tutto “Epitaph” e un paio di pezzi ("Fermented Offal Disharge" e "Foul Body Autopsy") dal debut album "Onset Of Putrefaction". Tanto precisi e tecnicamente ineccepibili quanto freddi e impassibili (dopo tutto sono teteschi...). Comunque "Epitaph" e "Stabwound" danno ampiamente dimostrazione delle doti tecniche dei quattro, sopratutto del polistrumentista Muhammed Suicmez (che sfoggia la sua Ibanez Xiphos) e del bassista Stefan Fimmers. Peccato solamente per il mixaggio dei suoni, quel poco che si è sentito degli assoli di Muhammed veniva principalmente dalla cassa spia. Perfetti dal punto di vista dell'esecuzione, ma dal vivo si richiede qualcosa in più della semplice riproposizione dei pezzi; per quanto riguarda il coinvolgimento, se confrontati con le band precedenti, i Necrophagist se ne escono con le ossa spappolate. Un'ottima serata, che per un prezzo più che onesto (15 euro) ha dato l'opportunità di vedere dal vivo tre tra le migliori formazioni Death Metal in circolazione, dando peraltro altrettante sfaccettature diverse dello "stesso" genere.

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