MONKEY3 + RED SUN
“Per il compleanno di quest’anno cosa organizziamo?”. “Guarda, quest’anno vorrei fare le cose in grande. Ho voglia di festeggiarlo assieme a dei grandi musicisti”. “Ci sto! Ma chi sono questi grandi musicisti?”. “Ma come chi sono?? I Monkey3!!”. E così avvenne che una grande rimpatriata tra amici diventa al contempo un evento in cui si abbraccia uno spettro musicale così ampio che è impossibile non rimanerne intrappolati. Ci si ritrova quindi, tutti assieme, al Circolo Magnolia di Segrate (MI) a festeggiare il ritorno in Italia della space-rock band svizzera, che proprio nella data milanese conclude il proprio tour di promozione dell’album ‘Sphere’, ennesimo sublime capitolo che si avvicina di molto al loro picco supremo, ‘The 5th Sun’. Ma non è solo con i Monkey3 che si completa l’opera. Una festa, per essere degna, deve essere autentica a 360°, e quindi l’occasione è stata propizia per coinvolgere un’altra band di ottimi ragazzotti piacentini che fanno del caldo rock psichedelico la propria matrice fondante, i Red Sun.
Il power trio piacentino inizia la serata, facendo riscaldare ben presto i presenti con il loro seducente e coinvolgente rock strumentale. Fin da subito si nota l’ottimo bilanciamento dei suoni, ed un’acustica all’altezza della venue, ed anche della band, che non disdegna minimamente di apprezzare, e che quindi porta ad accentuare ulteriormente la loro carica artistica creando passaggi sonori di chiara qualità. Da sottolineare, in particolare, l’ottima prova alla chitarra dell’esperto Stefano ‘Eno’ Dusi, in cui non sbaglia una sola virgola del suo operato, ed accompagnandoci felicemente durante il loro viaggio. In generale, la prova della band è ottima, supportata da una perfetta sintonia sul palco sia tra i membri stessi, sia grazie ad un apporto fonico che rispetta appieno la qualità della band.
Sulle note di “Spirals”, traccia di apertura dell’ultimo album ‘Sphere’, i Monkey3 azionano la loro navicella spaziale, per iniziare a compiere tragitti sonori sempre da esplorare. È subito botta secca! “Spirals”, già devastante su disco, si conferma così anche dal vivo, nonostante la chitarra di Boris De Piante non sempre si riesce a percepire in tutta la propria sinuosa potenza. Ma questo è un dettaglio che ben presto viene spazzato via, perché con i brani successivi come “Prism” e “Mass”, anche grazie all’apporto determinante dei suoi compagni, può muoversi a piacimento attraverso scale musicali quasi ipnotizzanti. Oltre alla musica, che mai si discute quando si parla di Monkey3, fa da complemento essenziale tutta la scenografia fatta di luci, penombre e proiezioni catalizzatrici che vestono a pennello una band che, dall’inizio alla fine, non ha mai calato l’attenzione. Tra il pubblico, c’è chi segue con attenzione, assimilando completamente le note che escono dagli strumenti della band, e chi invece non si preoccupa di farsi prendere dalla foga, soprattutto quando Boris e compagni spingono avanti le frequenze e girano la manopola del volume a loro favore.
Dopo circa trequarti d’ora di live, però, si sente che c’è qualcosa che manca, il pubblico lo avverte. E i Monkey3 lo sanno. A quel punto capiscono che è il momento di decollare definitivamente con una doppietta che può mettere KO chiunque. Si riattacca con l’epocale “Icarus”, manifesto assoluto della band e di un certo modo di concepire l’uso e il suono della chitarra elettrica. E si va in orbita, fisicamente e psicologicamente, senza nessun contraccolpo. Comprensibilmente è un brano che, dall’anno dei pubblicazione 2013 ad oggi, la band avrà fatto un sacco di volte, ed altrettanto comprensibilmente si potrebbe pensare che la band possa iniziare di averne un po’ abbastanza di riproporla ripetutamente. Niente di più sbagliato. Negli occhi, nei corpi e negli atteggiamenti dei quattro elvetici si percepisce ancora e sempre la voglia di suonare un brano che rimarrà nella storia del rock . Di seguito, memori di un album intitolato ‘Undercover’ dove la band, in passato, ha omaggiato alla loro maniera grandi classici del rock, si propone live coloro che sono una delle principali fonti di ispirazione della band, i Pink Floyd. E si viaggia ancora, quindi, con “One Of These Days”, proposta in maniera magistrale con grande apprezzamento del pubblico. Ci si aspetta, alla fine, che la festa si concluda così. Invece la band ci delizia ancora con un’ulteriore spaziale sferzata, la cover di “Once Upon A Time In The West” del maestro Ennio Morricone, dimostrando così che il pubblico acclamante non ne aveva abbastanza, e voleva tornare a casa pienamente appagato. Così felicemente è stato, suggellando una festa in cui tutti i presenti, nessuno escluso, hanno goduto ed hanno apprezzato lo sforzo di coloro che, investendo considerevolmente, hanno potuto tenere in piedi uno spettacolo simile. Un abbraccio musicale a 360°.
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