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JINJER

14 Dicembre, giornata che si preannunciava a dir poco epica e che a conti fatti non posso definire se non tale. Da buoni metallari siamo arrivati con un leggero anticipo: circa sei ore prima dell’apertura dei cancelli, dopo un lungo viaggio da Roma. All'inizio non eravamo in molti, ma mano a mano la gente è iniziata ad arrivare e le aspettative per i Jinjer e i The Agonist erano alte da parte di tutti i presenti, incluso il sottoscritto. L'apertura delle porte prevista intorno alle ore 17:00, con il primo gruppo chiamato ad aprire la serata sono stati gli Space Of Variation, arrivati dalla lontana Ucraina sono portavoci di uno stile di stampo metalcore che ha saputo catturare l'attenzione del pubblico sin dalle prima battute, nonostante non fossero gli headliner: nota di merito per il cantante che ha saputo rendere partecipe il pubblico, mettendosi in piedi sulla transenna durante una delle canzoni più concitate. A seguire sul palco dei Magazzini Generari i Khroma, autori di un set sottotono con un lotto di brani monotoni come la prestazione del loro cantante: si distingueva, ad intermittenza regolare, un lungo e distorto “fuuuooooooo”. Con i The Agonist si è entrato nel fulcro della serata, il pubblico ha gradito si è scaldato e la gente ha iniziato a pogare. Gli addetti al suono durante la live hanno provato a fare miracoli e sono riusciti a fare sentire meglio la voce della cantante, Vicky Psarakis, che ha saputo sostituire egregiamente Alissa White. Era la prima volta che li ascoltavo ufficialmente, prima di questa serata avevo solo sentito un paio di canzoni per avere almeno una pallida idea di come fossero e mi ricordo che mi è piaciuta particolarmente “Panaphobia”, canzone che anche live ha saputo trasmettere la sua tagliente aggressività sia dal punto strumentale, con un ottimo lavoro da parte di tutti, sia vocale. Pecca anche qui l’acustica del locale che ha fatto sentire, almeno dove stavo io in mezzo al pogo, la voce della cantante forse troppo bassa a tratti e specialmente nelle parti in pulito. Nonostante le pecche dal punto di vista acustico il pubblico ha risposto in maniera fenomenale, pogando dall'inizio brutale con "In Vertigo", alla chiusura non da meno con "As One We Survivor". Come primo impatto devo dire che hanno superato qualsiasi mia aspettativa, da sottolineare la bravura del batterista Simon McKay che ha dato prova delle sue abilità durante tutto lo show. Dopo l'uscita di scena acclamata dal pubblico dei The Agonist, veniamo accolti da un countdown sullo schermo con il sottofondo la melodia di "lainnereP": è arrivato il momenot dei Jinjer. Terminato il conto alla rovescia ecco i vari componenti della band salire sul palco ed iniziare la loro serata con il macigno "Teacher, Teacher", che ha scatenato il putiferio tra le quattro mura del locale, tanto da stimolare un divertente crowdsurfer con corpi vari sospesi in aria: lodevole il lavoro della security intervenuta a calmierare gli ardenti spiriti. Non vi è stato un solo brano che non abbia acceso la fiamma, ma "Perennial" ha rappresentato il top della serata, con il bassista Eugene Kostyuk sugli scudi e punto focale nell’economia dei Jinjer. Le nuove "Judgement (& Punishment)" e "On The Top" si sono alternate ai loro classici: "Pisces" e "Captain Clock", canzone che parla del tempo che passa, che ci congeda dalla serata in loro compagnia. Peccato per qualche pecca dell’acustica, ma resta una serata da ricordare e raccontare.

SETLIST JINJER:
01. lainnereP (intro)
02. Teacher, Teacher
03. Sit Stay Roll Over
04. Ape
05. Judgement (& Punishment)
06. I Speak Astronomy
07. Dreadful Moments
08. Who's Gonna Be the One
09. Retrospection
10. Perennial
11. On the Top
12. Pit of Consciousness
13. Just Another
14. Words of Wisdom
15. Pisces
16. Captain Clock   

SETLIST The Agonist:
01. In Vertigo
02. Panophobia
03. Gates of Horn and Ivory
04. The Gift of Silence
05. Drum Solo
06. Dead Ocean
07. Orphans
08. Burn It All Down
09. As One We Survive

A cura di Ramon Iervasutti

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