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LYNYRD SKYNYRD

La stella del rock sudista ha illuminato per una notte la cornice del Castello di Vigevano. Anche quest'anno ha preso il via il Festival dei 10 Giorni Suonati organizzato dalla Barley Arts: appuntamento fisso per tutti i rocker appassionati, che ogni anno hanno la fortuna di godersi artisti tra i più noti ed importanti del panorama musicale internazionale. Per la prima volta i Molly Hatchet, finalmente, in Italia. La combriccola guidata da Bobby Ingram e Phil McCormack, omone dal girovita notevole, ha divertito i presenti suonando i propri classici, alcuni dei quali dei veri e propri inni del souther rock americano. Considerati, a ragione, l’ala più heavy del rock sudista, sul palco hanno macinato riff dopo riff accordi di boogie rock che hanno consacrato brani immortali come "Bounty Hunter", "Flirtin’ With Disaster", "Whiskey Man" e "Gator Country". Nonostante la mole, va dato atto al buon McCormack che ha grinta ed un carisma da vendere. Simpaticissimo sul palco, è un raro esempio di cantante che vive per trasmettere feeling al pubblico: vero semplice e verace. A metà set il Castello di Vigevano è stato sommerso da un forte temporale che non ha impedito il proseguo della serata, come sottolineato da Johnny Van Zant, che ha ringraziato il pubblico per la lodevole fedeltà rivolta ai Lynyrd Skynyrd. Le leggende del rock sudista hanno regalato una prestazione eccezionale, maschia e densa di quel feeling che solo i grandi sanno trasmettere. Hanno sciorinato tutti i classici del repertorio, supportati da un ottimo suono e, soprattutto, da una performance di spessore. "What’s Your Name", "Whiskey Rock-A-Roller", "Simple Man", "That Smell", "Workin’ For MCA", "Tuesday’s Gone" (da brividi), "Saturday Night Special", "Gimme Three Steps", hanno attecchito sul pubblico in visibilio davanti a cotanta bontà. Nel caso qualcuno coltivasse qualche dubbio sul giovane Van Zant, beh credo che Johnny abbia ampiamente dimostrato di quale pasta sia fatto. Il tono della sua voce rappresenta l’ideale per il rock! Il tutto è scorso velocemente finché non è arrivato il momento della loro canzone più nota e rappresentativa: ‘Sweet Home Alabama’, cantata a piena voce da tutti gli ospiti del castello, "...where the sky are so blue", nonostante il cielo plumbeo sopra di noi ma poco ha importato. Finalone con "Free Bird" concessa come bis, altro classico targato Lynyrd Skynyrd che i presenti non dimenticheranno tanto presto, grazie agli infiniti e torrenziali assoli di chitarra di Rickey 'Black Foot' Medlocke, scatenatissimo e coinvolgente come dovrebbe essere il chitarrista di ogni rock band, non ha lesinato in grinta e passione: lodevole!

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