LATITUDES
Mi trovavo a Londra a trascorrere il mio viaggio di nozze; quale modo migliore per creare le prime crepe in un rapporto in via di consolidamento? Portare la neo mogliettina in un pub malfamato di Camden Town (The Black Heart) ove avevo scoperto che si teneva l’unico concerto metal (da notare che nel periodo di mia permanenza, una settimana, era l’unico concerto, caso più unico che raro per londra, la patria della musica). Aprono i Bast, fautori di un sludge doom con qualche sconfinamento nello stoner, suonato a volumi inumani; nulla di nuovo sotto la luna albionica, cavalcano la sciu di tante altre band che suonano la stessa roba (Cult Of Occult, Verdun per citarne alcune) con parti rallentate prominenti e accelerazioni caotiche. Esco per andare a mangiare un boccone e rientro che ormai metà concerto degli Astrohenge era bello che andato, e mi sto ancora mangiando le mani perché ho potuto dedurre che il suonare in un posto poco noto, ma farlo a Londra non è un punto di partenza ma di arrivo, in quanto significa che la gavetta la si è già fatta e se si è stati scelti lo si è fatto in base ad un rigido criterio di selezione: la qualità. Come meglio descrivere il suono degli Astrohenge: stoner, tastiere alla Trans Am, math rock alla Dillinger Escare Plan, un po’ di postcore per il ribassamento delle chitarre; il tutto rigorosamente strumentale, perpetrato in maniera da catturare anche l’attenzione delle orecchie meno abituate (tra le quali mia moglie). Chitarrista e bassista hanno suonato tutto il concerto in mezzo al pubblico tanto da diventarne parte integrante e confondersi tra gli astanti; live breve ma intensissimo e con poca ombra di dubbio, dal fulgido futuro: per chi scrive the next big thing. Act di chiusura i Latitudes, purveyors di postcore sulla scia dei Neurosis (per il muro del suono) e Isis (per l’ecletticità), armoniche dissonanti (anche se sembra un gioco di parole), controtempi, pezzi accattivanti per l’uso malinconico della voce che tanto ci ha ricordato i God Machine; altri pezzi più tellurici e tecnici che sconfinavano nel death metal. Quello che non capirò mai è: per quale motivo bisogna suonare la musica a volumi che rendono irrimediabilmente sordi; forse è colpa della vecchiaia (la mia).
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