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INTO THE VOID FEST II

Secondo appuntamento per l'Into The Void Fest organizzato da Davide e Claudio della Iconoclast Records. La label sposa sonorità old school, oscure e pesanti, e tramite il festival abbiamo avuto la possibilità di vivere la quasi fedele trasposizione dell'anima marcia dell'etichetta e delle sue vibrazioni sulfuree. Arriviamo sul posto con piccole difficoltà ma nulla di così rilevante. Ci preme consigliare piuttosto per l'anno prossimo, una segnaletica tale da far capire anche a chi non è del posto, come si arriva alla location. A proposito di quest'ultima, i pro e i contro. Nell'ambito del contesto che abbiamo vissuto, l'acustica è stata ottima, nessun intoppo, rasoiate bestiali da ogni band e ottima atmosfera. Il vero punto a sfavore va alle luci, anzi, quell'unica luce rossa che rappresentava più un elemento di disturbo che altro: fattore tecnico cui lo staff può dare una priorità più alta, visto che ciò è legato strettamente anche al nostro lavoro, a ciò che offriamo a chi ha organizzato il festival. Ci auguriamo che in futuro, riescano a trovare sempre un modo migliore per organizzarlo, ma semmai dovessero riconfermare il Freakout Club, sarebbe giusto considerare ciò, tutto qui. Quando arriviamo, purtroppo perdiamo l'esibizione dei primi due gruppi, i Fuoco Fatuo, che abbiamo recensito anche sulle nostre pagine e che vi consigliamo di tenere d'occhio, e le Saturnine, autrici su disco di un death/doom sludge davvero niente male. A seguire gli Into Darkness. Ci giunge voce nel mezzo della serata, che quella dell'Into The Void sarà la loro ultima esibizione. Inaspettata la grinta che ci hanno messo Giulia, Dave e Jex (chitarrista già navigata nell'ambiente underground): il loro è un death/doom di chiara matrice Asphyx, e per tutta la durata del loro set si è assistito ad un continuo alternarsi di alti e bassi, momenti di tensione ed altri in cui i riff lenti davano instabilità, creando un ottimo pathos. Uno show intenso dove ha regnato sovrano il sound del loro unico demo, spinto decisamente oltre dal vivo, dai ritmi ora ossessivi ora marziali di Dave (in forza anche nei Drown In Blood e Funest). Sfrontati e sicuri, brutali e intensi: premiati, peccato per lo scioglimento. Momento di maggior delirio, è stato raggiunto con due show in particolare. Con i Profanal, livornesi ma pur sempre radicati musicalmente in Svezia con i loro riff crudi e infernali, tutto è andato per il verso giusto. Il quintetto vanta un carisma incredibile, grazie anche a Rosy che risulta essere sempre un piacere da ascoltare sia su disco che dal vivo: il suo growl convince da subito, è molto precisa, e crea una coppia perfetta col muro di suono innalzato dall'intera sezione ritmica. Soddisfacente sin dai primi secondi. Brani estratti dall'album "Black Chaos", una cover dei God Macabre, e tanta ignoranza dal pubblico e dalla coppia delle roventi sei corde. L'Into The Void è stato motivo di presentazione di anteprime e sorprese per alcune bands, come gli Haemophagus, invece da un altro lato, c'è chi ha approfittato per rendere la serata più particolare con un after-show dal sapore più maligno. Graad, ha messo ferro e fuoco il locale giocando su atmosfere dilatate e creando qualcosa molto più vicino ad un rituale. Tutto nella norma, compresa l'esecuzione del brano tratto dallo split con i Kepsah, intitolato "Summoning" (titolo che calza a pennello). Gli Haemophagus presentano alcuni brani dal loro prossimo disco intitolato "Atrocious", che a quanto pare sembra voler abbracciare in modo più ampio, le sonorità care al progetto parallelo Assumption (versante death/doom). "Remember To Dismember", "The Blood Eater's Revenge" tratta dallo split coi Bonesaw e altri brani presi dalla loro discografia definiscono un paesaggio perfetto dove l'intesa che si è creata negli anni, la fa da padrone. Il set live si spiega quindi in un concentrato di sprazzi hardcore e sfrontatezza punk, e puro grindcore, death'n'doom che tramortiscono senza pietà. Suoni chirurgici, e una prova soddisfacente sotto tutti i punti di vista. Forse un po troppo breve con i brani eseguiti davvero all'impazzata ma visto il "tema" della serata, ci stava eccome. Il tempo passa, e ci mancano all'appello gli Usurpress e i Doomraiser. Siamo ormai consapevoli della garanzia dei concerti di questi ultimi, soprattutto ora che potendo contare su una scelta più ampia di brani, arricchiscono il loro doom con il moog suonato da Nicola (cantante): mai invadente quindi, e strumento che nel loro caso non dispiace affatto. Per i quattro svedesoni con il mitico Daniel Ekeroth al basso, più di una sorpresa. Non ci è dato sapere perché la loro proposta viene incasellata per forza nel genere crust, sappiamo soltanto che gli estratti dal loro "Trenches of the Netherworld", vecchio già di un anno, è la chiara prova che oltre all'ormai arcinoto tupa-tupa qualcosa di diverso tra le pareti scandinave c'è. E' un death metal a tratti irrequieto, con continui stacchi e riprese in controtempi abbastanza dissonanti tra di loro, ma il risultato finale è una cacofonia che trova soluzioni sublimi in ambienti che guardano anche lontano dal metal. I ragazzacci ci san fare, e Steffe usa registri vocali insoliti, da annotare indubbiamente. Andiamo via prima del dj-set a opera di Mrs. Vacui. Purtroppo il giorno dopo si è ripreso a lavorare come tutti, ma siamo tornati a casa con un'ottima impressione malgrado i piccoli intoppi. Incrociamo le dita per la prossima edizione, lo staff sembra davvero essere molto affiatato, e abbiamo visto un cartellone dei prossimi eventi davvero ricco di grandi concerti. Rimanete aggiornati tramite la loro pagina facebook e supportateli! Non a suon di click ovviamente ... Doom on!

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