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FRONTIERS ROCK FESTIVAL II - Day 2

Tocca all'ugola britannica di Nigel Bailey, già protagonista nell'ottima release a firma Three Lions, dare il via alle danze della seconda parte della manifestazione, forte del proprio piacevole debut album prodotto dal sempre indaffarato Alessandro Del Vecchio. Il risultato è incanalato in una prestazione live di tutto rispetto, ottima del disimpegnarsi nel migliore dei modi sulle tracce estrapolate da "Long Way Down", a cui viene affiancata una superlativa cover della magnifica "Trouble In A Red Dress", intelligentemente strappata dal repetorio dei Three Lions.


Ai Vega, invece, va sicuramente tributato il merito di essere una delle poche bands della scena attuale a non utilizzare nessun campionamento a sostegno delle proprie uscite live, fattore che si traduce in una vera e propria total-live-performance, elemento sicuramente apprezzato dai puristi del puro spirito on-stage. L'affiatamento che unisce i componenti del gruppo è tangibile ed evidente, tanto da regalare un concerto di assoluto spessore in cui sia la eccelsa ugola di Nick Workman, sia il compatto apporto strumentale dei musicisti guidati dai fratelli Martin riescono a convincere appieno nella riproposizione dei loro migliori episodi in studio. Per Ted Poley non servono veramente quasi parole: la sua spontaneità, il suo carisma, ma soprattutto la sua innata capacità di interagire al meglio con il pubblico sono tutti elementi alla base di una prestazione dal vivo di assoluto rilievo, incentrata con grande gioia dei presenti sui grandissimi fasti delle migliori perle estrapolate dalla sua militanza nei mitici Danger Danger. A tutto ciò va aggiunto il sempre perfetto background strumentale offerto dall'italianissimo combo composto da Del Vecchio/Percudani/Portalupi/Mori, esemplare nel supportare al meglio il bravo Ted anche durante il duetto mozzafiato con Issa all'interno della splendida "One Step From Paradise".


Professionalità e potenza sono invece i termini cardine incastonati nel concerto a firma Pink Cream 69, un vero e proprio concentrato di furia hard-rock teutonica in cui, per ovvia coerenza intellettuale, spicca l'innato ed immenso talento del singer David Readman. Dalla prima all'ultima nota viene riversato sull'audience accorsa una potente commistione di graffiante hard-rock centroeuropeo, portato a termine in maniera egregia da una band di veri e propri professionisti in cui si intravede un incredibilmente attempato Dennis Ward. Il ruolo di secondi "sostituti" del Frontiers Rock Festival viene invece rappresentato dagli statunitensi House Of Lords, chiamati a sopperire alla defezione degli scandinavi Treat. La loro è stata un'esibizione piacevole anche se minata, in buona parte, da uno stato vocale di Christian non esattamente esaltante, il quale ha dovuto far fronte a tutta la propria esperienza per portare a termine una setlist ben bilanciata tra meravigliosi classici e brani più recenti. Del resto, purtroppo, le primavere passano un po' per tutti!


I Lynch Mob, per il sottoscritto, sono stati invece uno dei momenti agrodolci del festival: quadrati, tecnicamente ineccepibili e contraddistinti da un profondo carisma artistico, hanno offerto un grande show trainato alla grande dal forte affiatamento del duo Logan/Lynch, il tutto purtroppo minato in piccola parte (per opinione del sottoscritto) dall'inclusione di alcune cover cover a marchio Dokken nella setlist della serata in questione. Sarà anche una mia personale e discutibile remora, ma non vedo davvero il motivo di inserire brani estranei al proprio nome quando si dispone di una discografia di tutto rispetto, e questo anche se legati al nome di alcuni degli elementi cardine del gruppo stesso.


Il vero capolavoro della manifestazione è però incentrato sugli headliner della seconda giornata, quei Pride Of Lions capitanati dal grande Jim Peterik e completati dalla grandissima ugola del talentuosissimo Toby Hitchcock. La prova live della band americana è un qualcosa di assolutamente clamoroso, un vero e proprio concentrato di purissimo AOR d'annata perfettamente giocato su composizioni estratte dalla loro intera discografia, completate alla perfezione dall'affiancamento di alcune vere e proprie perle a firma Survivor, qui assolutamente giustificate dal sincero ed emozionante tributo dedicato a Jimi Jamison dal vecchio compagno di avventure Jim Peterik. Anche la seconda edizione del Frontiers Rock Festival è stata quindi un vero e proprio successo, una macchina organizzativa notevole in cui tutto lo staff di casa Frontiers ha saputo muoversi con professionalità ed eccellenza per regalare ai tanti fans accorsi un evento di portata assolutamente internazionale. E per tutti coloro che erano assenti, non sarebbe ora di cominciare a muovere il proprio sederino per supportare a dovere il prezioso lavoro di questa brillante etichetta di connazionali?

Link al report FRF II - Day 1: http://www.hardsounds.it/live_reports/931

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