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EPICA + POWERWOLF + BEYOND THE BLACK

Gli olandesi Epica hanno stampato un altro capitolo della loro cospicua discografia. ‘The Holographic Principle’ ha denotato una band in una forma molto buona, stabilizzando quelle che sono le loro ormai poco discutibili qualità di musicisti e performers, capitanati dalla bella Simone Simons che in quest’occasione si è dimostrata meno lirica rispetto al passato, ma ugualmente efficace con la sua voce cristallina, e da Mark Jansen, come sempre puntuale nell’alternare ritmiche di chitarra prepotenti e il suo proverbiale growl. Il nuovo album viene quindi portato in un tour che ha fatto tappa mercoledì 18 gennaio al Live Music Club di Trezzo sull’Adda (MI), una location che ormai sta diventando familiare al combo olandese. E in questa data vengono accompagnati da due power-band che progressivamente stanno cavalcando l’onda del successo: i più esperti tedeschi Powerwolf, reduci dal successo dell’ultimo album ‘Blessed And Possessed’ e da accoglienze di pubblico nei loro live sempre più appassionate grazie ai loro spettacoli in cui fondono sacro e profano in un mix coinvolgente, e i loro conterranei Beyond The Black, più giovani con due album alle spalle, ma che sono già tra i gruppi più interessanti del power sinfonico europeo.

Iniziano la serata proprio i Beyond The Black, una serata intrisa di potenza, epicità e sinfonia che permeano gli spazi del Live con irrisoria facilità. L’apprezzamento quasi istantaneo del pubblico denota che la band ha già conquistato le simpatie degli ascoltatori, grazie a sonorità molto orecchiabili, ma dense di potenza e vigore. La loro scaletta non fa prediligere un album piuttosto che un altro, ma premia invece il rispetto di ambedue gli album dividendo equamente i pezzi di ‘Songs Of Love And Death’ e ‘Lost In Forever’. E tutti i loro brani sono stati eseguiti in maniera pressochè impeccabile e molto propositiva, con una prestazione davvero ottima alla voce della graziosissima Jennifer Haben, molto a suo agio sul palco e nel rapporto sia col pubblico che con i compagni di band, con i quali abbozza anche delle piacevoli coreografie come quella che introduce “In The Shadows”, con lei in mezzo bassista e chitarristi a formare un quadretto emozionante. Il loro metal che ricorda molto i Within Temptation di ‘The Unforgiving’, unito all’aggressività vocale di Chris Hummels paragonabile all’Alex Krull dei tempi migliori, è stato degnamente apprezzato dai presenti, e sicuramente le loro prossime calate italiche saranno ancora dense di soddisfazioni e di seguito.

Il palco viene prontamente aggiornato e si iniziano ad intravedere alcuni segni distintivi della band che seguirà. Aquile con le ali spiegate ai lati del palco, immagini rieccheggianti atmosfere medievali, imponenze dirompenti sono i segnali di una performance che i fans dei Powerwolf accorsi al Live aspettano con particolare trepidazione e che fanno sentire la propria voce già prima che salgano sul palco. Un grande telo davanti al palco dove campeggia il simbolo della band non fa che aumentare l’attesa, che viene puntualmente ripagata quando sulle note di ‘Blessed And Possessed’ il telo sparisce e la band tedesca irrompe sul palco capitanata dall’istrionico sacerdote dell’epic power metal Attila Dorn e dalla sua voce baritonale e poderosissima. I ritmi sono sostenuti e la band tutta pitturata e vestita da battaglia infiamma la platea a suon di colpi di chitarre e di bastonate di doppia cassa ad opera di Roel van Helden. Ma i veri protagonisti dello show sono da una parte l’imponenza teatrale e vocale di Dorn, che interpreta il suo ruolo al meglio possibile, risultando sempre puntuale e molto convincente, oltre che ad avere una voce che sembra quasi infinita, come ad esempio nel caso dei brevi intermezzi con il pubblico quando esegue i vocal solo; e dall’altra la veemenza, il vigore e la voglia di creare scompiglio dell’organista Falk Maria Schlegel, che spesso e volentieri lascia la sua postazione allo strumento per dirigersi lungo tutto il palco a spronare il pubblico al ritmo dei pezzi più combattivi della band, come “Army Of The Night”, “Coleus Sanctus”, “Sacred And Wild” e “Sanctified With Dynamite”. A dire la verità il meglio lo dà proprio quando scorazza sul palco, al contrario di quando interpreta le parti tastieristiche che non sembrano venire valorizzate dalla resa del sound. In ogni caso, uno show davvero all’altezza, dove alla musica combattiva dei Lupi teutonici di affiancava in maniera complementare la scenografia che unisce la sacra devozione al Cristianesimo di stampo medievale, al profano ed al pagano raffigurato proprio dalle presense feline e lupesche che dietro dei musicisti giganteggiavano. Performance centrata in pieno.

Fari con motivi prismatici posizionati sul palco, pedane posizionate ai diversi livelli, e l’attesa fremente del pubblico sono gli elementi che introducono allo show degli Epica, ormai definibili tra i mostri sacri del symphonic metal internazionale. L’introduzione vera e propria è affidata all’ascesa sul palco del batterista Arien van Weesenbeek, accolto da un’ovazione generale del pubblico che ha ormai occupato ogni minimo spazio del Live Club, sfiorando a tal punto il sold out. Sulle note dell’intro “Eidola” che battezza l’ultimo album ‘The Holographic Principle’, e sui colpi di cassa di van Weesenbeek, entrano speditamente gli altri musicisti della band, che attaccano con “Edge Of The Blade” suonando con una carica impattante. Come d’impatto è ovviamente l’ingresso sul palco della divina Simone Simons, fresca di 32° compleanno, in questa serata particolarmente casta ma sempre molto affascinante. Durante i primi brani del concerto, si nota purtroppo un difetto che si perpetuerà lungo gran parte dello show: i volumi parecchio bassi (almeno da posizione centrale avanzata della platea, dove ero posizionato) della voce della Simons, che non valorizza nella maniera opportuna le qualità indiscusse della sua proverbiale voce, anche se comunque si percepiscono i vari passaggi e i vari cambi di registro, come enfatizzato già nell’ultimo album. Inoltre, sembrerebbe anche che la stessa Simons, nonostante il massimo impegno profuso, non riesca ad esprimere appieno il suo potenziale; si avvertono momenti in cui quando cerca di interpretare in maniera diversa e più personale i brani dal vivo rispetto alle versioni in studio, si percepisce che di tanto in tanto vada un po’ fuori fase e non crea quella linearità vocale ed interpretativa che faccia in modo di cantare determinati brani in maniera potente ed incisiva. Questo è l’unico dubbio che mi pongo, dato che non sembra che abbia avvertito presunti problemi di salute che abbiano intaccato la sua voce, vedendola quindi sempre lucida e sul pezzo. Di contro, si assiste ad una performance musicale della band come al solito grintosa, efficace e penetrante, dove invece gli strumenti vengono enfatizzati e percepiti al meglio possibile. In particolare, da segnalare la grande performance alla tastiera di Coen Janssen, che si è avvalso in questo tour di una pedana che circonda la batteria, dotata di binari in modo da far scorrere la tastiera ai fianchi di van Weesenbeek, e creando degli effetti scenografici di primo livello. A questo si aggiungono la foga di Janssen stesso nel suonare lo strumento, che fa aizzare la folla al meglio, nonché i suoni che si rivelano molto presenti, al limite del cristallino, soprattutto nelle parti in cui è fondamentale proprio l’apporto tastieristico, come negli attacchi di “Sensorium” e di “Sancta Terra”; in quest’ultimo brano si è avvalso della ormai consueta tastiera ricurva da portare il giro per il palco e non solo, anche sul bancone del bar per la gioia dei suoi sostenitori durante “Beyond The Matrix”. Le chitarre di Mark Jansen e di Isaac Delahaye hanno fatto il loro lavoro al meglio, creando scompiglio tra i presenti, e supportati da una base ritmica all’altezza della situazione, con Rob van der Loo che non ha disdegnato headbanging feroci al battere del suo basso. Se la voce di Simone non è stata valorizzata appieno, discorso leggermente diverso si può fare sul growl di Jansen, mai fuori posto come suo solito e cattivo al punto giusto.

La parte del leone l’ha fatta ovviamente l’ultimo album, ma anche gli altri album si sono presentati con il vestito da sera, e non poteva non mancare la hit “Cry For The Moon” dall’esordio ‘The Phantom Agony’, che ovviamente ha soddisfatto il pubblico. E durante un altro loro classico, la conclusiva “Consign To Oblivion”, il buon Janssen finalmente riesce a guidare il pubblico facendo formare un wall of death, che poi è diventato circle pit, pogo e chi più ne ha più ne metta, dopo due precedenti tentativi falliti. Nel complesso una serata più che buona, dove si sono espresse tre band in ottima forma e da seguire nel futuro; peccato solo per i volumi al microfono di Simone Simons non particolarmente ottimali, e in minima parte anche per la scelta delle luci che si sono rivelate particolarmente statiche, al contrario dello show del novembre 2015 dove sono state tra le protagoniste dello show. Ma non credo che questo vada ad inficiare una performance che è stata comunque all’altezza e che ha espresso il massimo gradimento da parte del pubblico.

Setlist EPICA:
Intro - Eidola
Edge Of The Blade
A Phantasmic Parade
Sensorium
Divide And Conquer
Storm The Sorrow
The Essence Of Silence
The Obsessive Devotion
Ascension - Dream State Armageddon
Dancing In A Hurricane
Unchain Utopia
Cry For The Moon
-encore-
Sancta Terra
Beyond The Matrix
Consign To Oblivion
 

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