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DOMINE

Rapido check: un paio di birre per far passare la strada ci sono. Amici: ci sono. Ragazza: c’è. Musica per il viaggio: c’è. Ok, siamo pronti a partire alla volta del Transilvania di Milano, dove la serata sarà all’insegna del Metal nostrano con i veneti White Skull ed i toscanacci Domine. Sosta volante in autogrill per prendere un altro po’ di birra, si riparte, ed infine si giunge in quel di Milano senza grossi problemi di sorta. Inizia l’attesa, che si trascina fino all’apertura del locale. WHITE SKULL Una volta compiuti gli acquisti di rito (maglie, cd et similia), l’idea: andiamo a portarli in macchina, sacrificando al massimo un pezzo dei Vesta, primo gruppo della serata. I Vesta ovviamente non si sono presentati. Il che significa che con la mia solita finezza sottolineo bestemmiando profusamente il mio malcontento per essermi perso il primo pezzo degli White Skull. Rientrato dunque nel locale, mi trovo Tony e soci sul palco che stanno terminando l’esecuzione di “Tales From The North”. Almeno mi sono perso solo pochi minuti, ma devo ammettere che rosico comunque. Per chi ancora non lo sapesse, c’è una piccola novità in casa Skulls: trattasi di Elisa, ovverosia il ritorno alla voce femminile. Gus ha infatti lasciato il gruppo, ed è stato sostituito da questa “piccola” novità (ed in effetti è piccola davvero, nel senso che una watussa non è). Ben sappiamo che non è la statura a fare un cantante (non è forse vero, mr. Ronnie James?), ed infatti la piccola Ely è una belva scatenata: una voce degna della compianta (non è morta, tranquilli, ha solo lasciato il gruppo da un bel po’) Federica, in grado di rendere egregiamente sia sui pezzi “storici” sia su quelli di Gus. Certo è quasi ironico notare come alcuni dei pezzi scritti per la voce di Gus rendano addirittura meglio cantati da lei, ma è di fatto così. Da notarsi che, a quanto ci hanno detto Tony e compagni dopo lo show, i suoni in spia (sul palco) andavano benissimo, cosa che purtroppo non si può certo dire della platea: metà della batteria di Maniero era inesistente (tom in particolar modo, ma anche alcuni dei piatti), la voce di Elisa ha faticato ad emergere, ed il basso di Steve all’inizio era del tutto assente: unici a salvarsi, le due asce Tony e Danilo. Un vero peccato. La scaletta stabilita dalla band pesca dai grandiosi “Tales From The North” e “Public Glory, Secret Agony” e dal nuovo “Ring Of The Ancients”, con in più l’immancabile sguardo alle origini di “Embittered”: dieci pezzi, una scaletta di tutto rispetto con la quale scaldare il pubblico e fare un po’ di sacrosanto casino. Spunta anche una “The Dark Age”, così, tanto per gradire, piazzata tra “The Killing Queen” (una notevole prova per la new entry) e la nuova “After The Battle… Bottle”, ed al proclama di Tony “stasera Asgard non la suoniamo” è il finimondo: inconcepibile, talmente inconcepibile da essere falso, e sulla possente “Asgard” i veneti salutano e lasciano preparare il palco per i toscani in arrivo. DOMINE E’ ora la volta dei Domine, che come sempre fanno capire da subito che qui non si scherza: finito l’intro, la mitragliata di “Thunderstorm” scatena subito il pubblico, ricordando a tutti che i toscani del chitarrista Enrico Paoli sono nati dal Power Metal più diretto e potente. Morby dissipa immediatamente i dubbi di chi temeva stesse iniziando a perdere lo smalto: la sua voce è una cannonata, e l’estensione è ancora assolutamente invidiabile. Si rimane sui pezzi veloci, con la nuova “Tempest Calling” ed a seguire “On The Wings Of The Firebird”, anch’essa tratta dall’ultimo disco della band, “Ancient Spirit Rising”. A questo punto si fa sfoggio di un po’ di maestosità con l’imponente “The Aquilonia Suite”, ed a seguire la splendida “The Lady Of Shalott”. Ed a questo punto è chiaro anche che non esiste alcun problema a presentare in sede live i pezzi del nuovo disco, che potrebbero sembrare troppo complessi per il palco: ottima prestazione del gruppo, che sfoggia una classe da veri professionisti. I suoni non sono ancora ottimali, ma sono nettamente migliorati e vanno assestandosi verso un livello più che sufficiente. Non so dire che problemi abbia avuto il fonico, ma quanto meno sta recuperando. E’ il momento di un buon anthem da urlare a squarciagola, il che significa “Icarus Ascending”: Morby gioca a far cantare un po’ il chorus al pubblico, poi attacca il pezzo ed è puro sound Domine. Peccato che l’affluenza sia stata non eccezionale, oserei dire un po’ scarsina: visto il livello dell’esecuzione, sarebbe stato ben più entusiasmante con un pubblico più nutrito. Ciononostante, i nostri non si scoraggiano ed anzi, suonano con tutta la grinta e la professionalità che hanno sfoggiato davanti a platee rinomate come quella del Gods Of Metal. Ma in fondo la musica è questo: non è questione di quante persone ti ascoltano, l’importante è che hai la possibilità di suonare la tua musica, e questo i Domine lo sanno bene. E allora avanti tutta, tocca a “The Messenger”, presentata in anteprima al Gods dello scorso anno, poi la title track del nuovo disco, ed infine il pezzo per antonomasia dei nostri: “Dragonlord”, brano che come sempre ottiene l’entusiasmo generale di tutti i convenuti. Finto finale, si torna in scena per gli ultimi due pezzi: “The Ride Of The Vakyries”, giusto per far sgolare ancora un po’ i fan, e “Defenders”, chiusura classica dei live acts della band. Giù il sipario, tutti a casa. Un applauso a queste due band, che portano avanti imperterrite la bandiera dell’Heavy Metal italiano, convincendo ad ogni nuovo show e mantenendo quel particolare contatto col proprio pubblico che li distingue da tanti montati del settore.

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