BLEIB MODERN
Come diverse serate che, a posteriori, si son dimostrate essere particolarmente riuscite, hanno avuto tutte una burrascosa premessa; cioè un acquazzone che ha rischiato di farci rinunciare e far desistere anche i potenziali avventori che si sono presentati alla spicciolata non appena il nubifragio è finito. Roma, 5 ottobre. Ad aprire l’evento i Giardino Violetto, band romana nata nel 1989 come trio e che ha dato alle stampe un solo demo nello stesso anno prima di sciogliersi poco dopo la pubblicazione; la ristampa nel 2004 ha fatto risorgere dalle ceneri una formazione a due elementi, entrambi con maschera bondage (unico membro rimasto dalla formazione originale è il bassista che gestisce anche i campionamenti e la drum machine mentre è cambiata la voce femminile). Per meglio comprendere ciò che i capitolini propongono, occorre fare una premessa: anche se il sound di primo acchito sembrerebbe derivativo, bisogna tener presente che la maggior parte delle tracce è stata composta nel 1989, in pieno fermento dark e nel periodo in cui i nomi storici tirarono fuori gran parte dei loro capolavori (nei brani più suonati si percepiscono rimandi ai Sisters Of Mercy/Sisterhood, alle litanie femminili dei Christian Death, accenni Danse Society, New Order e Virgin Prunes), mentre la nuova produzione, successiva al 2004, richiama molto da vicino quanto fatto dai Soft Moon, attraverso la tipica stratificazione del sound ed una voce femminile alquanto lamentosa e filtrata. Come riportato dalla pagina facebook, le loro composizioni sono come delle istantanee, cioè tendono ad essere delle improvvisazioni e colgono l’ispirazione della band in quel preciso momento. Uno spaccato della Roma oscura del tempo che fù.
Bleib Modern
Per la serie "i miracoli che accadono solo ai concerti", anche qui si rende necessaria una premessa: dall’ascolto dei lavori in studio dei Bleib Modern traspare più di qualcosa di interessante, ma non rendono appieno quanto la band ha dimostrato in sede live. Su disco si sente a malapena una chitarra mentre sul palco ci siamo ritrovati una band di post punk/dark irruento e roccioso, con tre chitarre più basso (mai vista una cosa simile nel citato genere di musica), che ci ha trascinato per tutta la durata del set, pescando quà e là tra Interpol, Sisters Of Mercy ed O’ Children ed incollando i nostri sguardi al palco.
Pensiero finale: nel gothic (dark, post punk, new wave etc. etc.) proposto dalle band nate dopo gli anni '90 ho notato una sempre minore attenzione e cura nel look col quale si presentano sul palco, ma mai mi era capitato di vederli in pantaloncini neanche fossimo in spiaggia.
Commenti