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Per noi di hardsounds il dover andare al Exess club di roma consisteva in una novità assoluta in quanto, nel bene e nel male, è dal 1994 che frequentiamo tutti i locali capitolini ma questo decisamente ci suonava nuovo. Infatti si trattava dell'ex discoteca Distillerie Clandestine trasformata in un vero è proprio club mittleuropeo come quelli che si possono facilmente trovare a berlino, dove tutto è curato nei minimi dettagli ma ciò che più conta e che ci ha dato enorme piacere scoprirlo, è stata l'acustica. Non siamo stati sopraffatti dal suono come sovente succede in un metal club ma tutto era meticolosamente studiato per intrattenere e non disturbare, specie i suoni degli strumenti ove nessuno prevaricava gli altri. Abbiamo notato con rammarico che il pubblico intervenuto (non più di 50 persone, addetti ai lavori compresi, sembrava essere ad un party per pochi intimi) non era una degna cornice per una città cosmopolita come roma, probabilmente il rientro dal lungo weekend del 1° maggio e la concomitanza con un altro festival (Roma Obscura con Foreshadowing + Negura Bunget + October Tide) hanno complicato non poco le cose. La band era posizionata immediatamente a ridosso di alcune transenne che, come fatto notare dal cantante, rappresentavano una barriera di separazione tra loro ed il pubblico e davano una parvenza di zona di massima sorveglianza; 3 chitarre, basso e batteria, rigorosamente dressed in black con tanto di logo bianco stilizzato sulla cravatta che spiccava sull'uniforme nera. L'utilizzo di 3 chitarre, alle quali siamo abituati a vederle quando si vuole creare un wall of sound annichilente, invece nel caso della band inglese non si demoliva nulla anzi contribuivano a costruire suoni si rocciosi ma mitigati dalla psichedelia del wah wah, da melodie desertiche cariche di grandiose ritmiche e da distorsioni varie. Un ballatone ('Ufos') spezza il fluire delle sonorità tipicamente rock (termine che ai più potrà risultare molto generico ed omnicomprensivo ma credeteci per gli amplifier definizione più calzante non potrebbe essere affibiata perchè come già detto alla psichedelia uniscono l'hard rock anni 70 dei led zeppelin e qualche divagazione Tooliana che si è persa nei nuovi lavori preferendo una forma canzone con coretti più vicini al pop dei beatles 'Matmos') che col senno di poi si rivelerà un inganno in quanto nell'evolversi del brano si scatenerà un tourbillon di suoni sperimentali e di vortici avvolgenti. Dopo alcuni alti e bassi ci sparano 'Motorhead' dall'omonimo esordio (il più vicino al crossover dei Tool) e le teste iniziano a roteare e muoversi avanti ed indietro in segno di gradimento. Qualcuno del pubblico continuava a chiedere estratti dal primo lavoro (noi) e siamo stati subito accontentati 'Old Movies'; finchè ad un tratto la band si ferma e sembra volerci dire: ragazzi finora abbiamo scherzato, e ci piantano un riffone a 3 chitarre degno del miglior Zakk Wylde ('Close' che tra l'altro deve essere un brano nuovo in quanto non figura su nessun precedente lavoro dei mancuniani) quelli che noi ci divertiamo a chiamare riff modello pale d'elicottero (per l'effetto vortice che ricreano) e la cosa inizia a farsi seria. Con la quantità industriale di psichedelia masticata dalla band un piccolo omaggio agli Anathema ('River') non poteva mancare anche se l'ispirazione di quest'ultimi e di 3 spanne superiore ai performers di questa sera. Ultimo estratto melodico dall'omonima opera che nasconde delle unghie graffianti 'Airborne' con cui si chiude il set. Garbati ma non coinvolgenti come lo furono quando suoanrono di spalla agli Opeth circa quattro anni fà perchè stavolta è venuto a mancare l'impeto e la potenza. Setlist Mary Rose The wave IGS The Wheel Eva Motorhead Interstellar Ufo's Fote Old Movies River Neon Close Encore: Matmos Octopus Airborne

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