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THE SYN

Ciao a tutti! Tornate dopo 40 anni con un nuovo disco: quali sono le sensazioni che si avvertono a ritornare in pista col monicher “The Syn” dopo tanto tempo? SN: Molto eccitante per me. Sono sorpreso di non essere più nervoso di quanto sono, ma sono molto affiatato con i musicisti con cui suono.. E’ un’opportunità estremamente speciale per me aver fatto il giro completo, essere di nuovo dove ho iniziato ed essere a fianco del mio amico Chris Squire, che è anche il miglior bassista al mondo, ovviamente. Il nostro primo concerto fu al Marquee, il club con cui la band era in buoni rapporti negli anni ’60, e fu un concerto fantastico ed una gran serata. Ci potete raccontare di cosa parla “Syndestructible”, facendoci una descrizione traccia per traccia? SN: Il titolo è un’allusione al fatto che i The Syn sono ancora in giro dopo quarant’anni, un gioco sulla parola “indistruttibile”. Le lyrics sono state deliberatamente scritte con uno stile sessantiano, e si sente una vibrazione positiva molto sessantiana che vi scorre attraverso.. Questo è in contrasto con molte lyrics moderne che tendono ad essere molto negative ed a riflettere le difficoltà dei duri tempi in cui viviamo. Volevamo che “Syndestructible” fosse un album positivo dal punto di vista delle lyrics. L’album è stato scritto nel modo che Chris descrive come 'cinematic', che significa che ogni traccia, per quanto diversa, è collegata alle altre da un filo che si dipana attraverso tutto il disco. Per esempio, la sequenza di apertura di 'Breaking Down Walls' prepara la scena per l’album e viene ripetuta in chiusura su 'The Promise'. Nel mezzo alcuni temi si ripetono, 'Some Time, Some Way' si riferisce a 'like a pheonix rising' e 'Cathedral of Love' parla ancora dell’innalzari al di sopra delle proprie avversità attraverso la compassione altrui. 'City of Dreams' ha la stessa aspettativa positiva che le cose negative possano migliorare se si accetta la sfida e 'Golden Age' trasporta quest’idea ad una nuova era migliore. Da un punto di vista musicale le canzoni sono state scritte usando quanto di meglio ci fosse nel prog degli anni ’70, ma con un atteggiamento da ventunesimo secolo. Noi chiamiamo questa costruzione Prog Modernism. A cosa vi siete ispirati per realizzare questo album? Fatti personali, di cronaca o altro? Come pensate che la gente reagirà a questo vostro ritorno? Avete particolari aspettative? SN: La mia ispirazione è stata la volontà di fare un grande album dopo 40 anni. Ho continuato a scrivere canzoni per tutto questo tempo e l’opportunità di sviluppale nel concetto di un album era un’ispirazione sufficiente, in particolare perché stavo lavorando di nuovo con Chris. L’altra ispirazione che ha spinto tutti gli eventi che hanno portato a quest’album è stato il trapasso del nostro amico e tastierista originale dei Syn, Andrew Pryce Jackman. Volevamo creare un album che fosse una retrospettiva di tutto ciò che abbiamo fatto dagli anni ’60 e dedicarlo ad Andrew. Questo cd si chama “Original Syn” ed è stato pubblicato in America e nel Regno Unito all’inizio dell’anno. “Syndestructible” nasce da lì. Devo dire qualcosa di Andrew, che era il leader e la figura paterna, da un punto di vista musicale, dei Syn. Era un musicista brillante e pieno di idee e concetti unici, da terremoto musicale; davvero uno dei grandi eroi misconosciuti del Prog e della sua nascita e sviluppo. Una persona splendida, grande e generosa, ed un grande amico per me e Chris. Penso che la gente fosse molto interessata a cosa sarebbe cambiato, ed in genere è stata piacevolmente sorpresa. Sarà un disco buono, cattivo o disastroso? La gente mi ha dato una bella occasione di scoprirlo, e credo che non si possa chiedere di più. Ora il pubblico si può fare la sua opinione. In tutti questi anni avete percorso strade differenti, cosa vi spinge ora a tornare nel mondo musicale? E’ una sfida, un modo di dimostrare la vostra bravura o solo un modo per sperimentare e divertirsi? SN: Se hai la musica in te, non ti lascerà mai più. Come ho iniziato, non ho mai smesso di scrivere, cantare e suonare, almeno per la mia famiglia! Penso sia anche un po’ tutto ciò che hai menzionato, sicuramente una sfida, uno sfogo per il mio spirito creativo, e a volte di certo un po’ di divertimento! Ad un primo ascolto mi sembra che abbiate scelto di impostare il sound su un prog rock vicino allo stile Yes: sbaglio? SN: Beh, come Chris aveva detto, i The Syn verso la fine della nostra era sessantiana erano un po’ la matrice dei primi Yes. A parte Chris, Peter Banks era anche lui nella band ed è stato il primo chitarrista degli Yes. Perciò penso che abbiamo iniziato quest’album dove I Syn si erano fermati, comunque già nella direzione delle costruzioni della musica Prog. Supporterete questo “Syndestructible” con una serie di concerti? Verrete anche in Italia? SN: Sì! Gireremo in tour in America a Gennaio e stiamo lavorando col management per organizzare le date in Europa a fine Febbraio. Nessun dubbio che verremo in Italia, dopo tutto sono anche mezzo Italiano! Come vi siete trovati a registrare un disco nel 2005? Quanto è diverso il lavoro di produzione/registrazione oggi rispetto al vostro ultimo disco targato “The Syn”? SN: E’ interessante che abbiamo registrato “Syndestructible” usando un sacco di procedure ed attrezzature degli anni ’60 e ‘70, anche se stavamo registrando con un programma Sound Scape. Comunque, abbiamo mixato l’album su nastro per poi masterizzarlo da nastro, e credo che questo dia al sounds un’intessitura particolare. Ringrazio Paul Stacey che ha prodotto e strutturato tutto il lavoro di registrazione, con l’aiuto di Gerard Johnson. Chiudo qui l’intervista e vi ringrazio per il tempo che mi avete concesso! SN: E’ un piacere fare quest’intervista, e non vedo l’ora di suonare in Italia con l’Anno Nuovo. Auguro a tutti un Buon Natale ed un Felice Anno Nuovo!

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