SHORES OF NULL
Gli Shores Of Null sono ormai una realtà sempre più solida dal punto di vista creativo. Una sorta di supergruppo romano che sta emergendo con costanza dal sottobosco nazionale, trovando spiragli di notorietà anche a livello internazionale grazie ad un importante contratto con la Candlelight Records, e questo nonostante le note difficoltà comuni che stanno affliggendo la scena musicale da due anni a questa parte: un nuovo album, un film dello stesso, la ripresa dei concerti. Non potevamo certo esimerci dal fare il punto della situazione.
Non tutti i nostri lettori vi conoscono, ma siete una band che nei singoli membri vanta diversi anni di esperienza nel campo della musica underground (Gabbo: The Orange Man Theory, Davide Straccione: Zippo, Raffaele Colace: Mens Phrenetica, Emiliano Cantiano: Noumeno e tante altre, Matteo Capozucca: il Grande Scisma d’Oriente). Come siete arrivati ad intraprendere la strada del gothic doom death melodico? Gab: Dici bene, abbiamo qualche anno di esperienza alle spalle, iniziamo a essere piuttosto anziani. Io ed Emiliano nello specifico abbiamo già suonato insieme in una cover band degli Iron Maiden, mi pare intorno al 1999. Personalmente ho sempre avuto molte influenze e band piuttosto variegate. Un pò più "moderne" e hardcore (prima i Last Green Field, anche con Emiliano, poi The Orange Man Theory come dicevi), o più death metal old school (Mantra dalla Costa Rica o Anton dal Messico). Le influenze più gothic doom o di death metal melodico le ho sempre portate nella composizione, ma l’idea di fare una band dove questo lato potesse esprimersi al massimo era già nella mia testa da diversi anni. Ne parlammo per scherzo proprio con Davide durante un tour europeo fatto insieme (The Orange Man Theory e Zippo), qualche anno prima della nascita degli Shores. La scintilla iniziale però si deve a Raffaele, quando si è presentato con le bozze dei primi brani che avrebbero fatto parte poi di ‘Quiescence’. Tutti eravamo accomunati dalla voglia di esplorare questo tipo di sonorità, influenzati da band come Opeth, Amorphis, Swallow The Sun, Type O Negative, Sentenced. Matteo di fatto già era su quella strada con il Grande Scisma d’Oriente. Emiliano ci ha seguito a ruota, sposando più la parte di Death Metal melodico che quella Doom, sicuramente.
Più che una band siete una cooperativa: Davide Straccione gestisce un’etichetta, la Spikerot Records, Gabriele Giaccari organizza concerti tramite No Sun Music, Martina Mc Lean (moglie di Gabriele) è proprietaria di Sanda Movies - casa produttrice specializzata in video. C’è da mettersi nelle vostre mani per chiunque voglis far parte della musica alternativa. C’è premeditazione in tutto ciò o semplice casualità? Davide: io ho sempre organizzato concerti nell’area di Pescara, ho organizzato alcuni dei nostri tour europei, ho lavorato come driver e tour manager, nel 2018 è nata Spikerot Records. Anche Gabbo è sempre stato in questo mondo, come local promoter con No Sun Music, ma in passato anche come fonico live. Gabbo e Raffaele inoltre sono programmatori informatici, siamo in grado di creare un sito internet o un press kit elettronico ad esempio. Ci sentiamo regolarmente e cerchiamo di assegnarci dei task, siano essi contenuti social, come uploadare un disco sui canali digitali, come anche dividerci le interviste, siamo a tutti gli effetti una cooperativa, hai ragione. La collaborazione con Martina e Sanda Movies è nata con il nostro primo disco, e nel corso degli anni si è creata una sinergia tale da renderla parte integrante del processo. Per rispondere alla tua domanda, non c’è premeditazione dietro alla nascita degli Shores, anche se cerchiamo di non lasciare nulla al caso ed è estremamente importante avere un progetto e degli obiettivi.
Come vi spiegate l'esplosione di tutte queste band dedite al Funeral Doom ed affini, genere che fino a qualche anno fa era appannaggio di una ristrettissima nicchia o addirittura sconosciuto ai più? Davide: non so se sia corretto parlare di esplosione, ma è sicuramente un termine che negli ultimi anni ha raggiunto un pubblico più vasto, penso a titoli come ‘The Call Of The Wretched Sea’ degli Ahab o ‘Mirror Reaper’ dei Bell Witch, che hanno certamente goduto di un hype importante per un genere così estremo. Band come Funeral, Esoteric, Skepticism o Mournful Congregation escono per etichette di spicco in ambito metal, sdoganando così un genere che prima era appannaggio di etichette ultra underground. Questo credo sia dovuto ad una sempre maggiore contaminazione tra i generi, grazie alla quale elementi funeral vengono inseriti in contesti sempre più variegati, penso ai Convocation, o al bellissimo ‘Songs From The North’ degli Swallow The Sun, triplo disco che copre tre sfaccettature differenti del loro sound, una delle quali interamente funeral doom. Il pubblico vuole emozioni estreme, ed ha sempre meno paura di avvicinarsi a generi apparentemente ostici, o a dischi della durata di un’ora e mezza. Parliamo sempre di una nicchia, ma certamente meno che in passato.
Il film/video dell’ultimo lavoro è di una bellezza imbarazzante, specialmente l’utilizzo del bianco e nero ha dato una forza espressiva che riesce pienamente nell’intento di trasmettere il dolore relativo alla perdita di una persona cara. Dove è stato girato? Davide: il video lo reputo un capolavoro ed è tutto merito di Martina e Sanda Movies, che ha saputo tradurre in immagini un brano molto complesso, con estremo successo. Un’opera mastodontica, girata in soli tre giorni tra Abruzzo e Toscana.
Siete stati una delle poche band che è riuscita ad esordire con la Candlelight. Raccontateci l’esperienza con una major dell’underground. Gab: visti gli anni di esperienza di cui parlavamo precedentemente, ci siamo approcciati al primo disco degli Shores nel modo più organizzato possibile. Sapevamo perfettamente che una band nuova e senza particolari ‘armi’ da giocare al di fuori della propria musica, deve fare uno sforzo in più per poter interessare a una major, anche quelle più underground. Ci siamo concentrati tantissimo sulla musica quindi, sulla composizione e poi sulla registrazione, motivo per cui abbiamo scelto Cinghio e la nascente Kick Recording Studio. Abbiamo organizzato un tour italiano con i Negura Bunget lavorandoci in prima persona, e fatto un primo video, quello di ‘Kings Of Null’. Solo quando tutto questo era pronto, abbiamo annunciato la nascita della band, che in effetti ha destato da subito una certa curiosità. Con tutto questo materiale, abbiamo creato una selezione di label di interesse, a cui abbiamo semplicemente scritto, senza alcun canale preferenziale. Siamo stati dietro a questa cosa per diverse settimane, preparando il press-kit, e poi facendo follow-up alle varie email, in attesa di una risposta positiva o negativa. Dopo qualche “bello, ma no grazie”, è arrivata un’email da Candlelight dicendo giusto in una riga che il disco gli era piaciuto molto e se potevamo mandargli il cd fisico per poterlo ascoltare in macchina. E da lì iniziò tutto. L’esordio con loro è stato fantastico e ci ha permesso di ricevere parecchia attenzione. Per noi è stato un motivo per lavorare ancora più sodo e investire di più nella band, nei video, nei tour, consci del fatto che una label, per quanto grande sia, può solo darti una mano, ma se non è la band a spingere e investire su sé stessa, la label così com’è arrivata, se ne va. Sono stati tre anni intensi e sorprendenti. Poi purtroppo Candlelight non è riuscita ad andare avanti e ha dichiarato fallimento, e il catalogo è stato acquisito da Spinefarm/Universal. Questo passaggio ha segnato una rottura da cui non c’è stato modo di riprendersi, e a farne le spese è stato il secondo album. Ma questa è un’altra storia.
Cosa ne pensate della scena doom/death italiana? Esiste una forma di collaborazione tra le band o si tratta di realtà isolate con ognuno che pensa al proprio orticello, generando gelosie varie? Gab: sinceramente trovo la scena italiana molto interessante. Non abbiamo mai raggiunto i picchi del Nord Europa, per motivi culturali, economici, geografici, ma abbiamo esempi di band che si sono costruite un’ottimo nome a livello mondiale, come i Fleshgod Apocalypse, i Lacuna Coil, i Death SS o i Novembre. Restando su sonorità più ‘scure’, credo che la scena di Roma in particolare sia riuscita a distinguersi moltissimo negli anni, partendo proprio dai Novembre, e penso poi a Stormlord, Doomraiser, The Foreshadowing, o altri più giovani come gli Invernoir, i Veil Of Conspiracy, i Seventh Genocide. Tornando al resto del paese, mi vengono in mente Dark Lunacy, Mortuary Drape, Necrodeath, Selvans, Naga, Messa, Plateau Sigma, Ghostheart Nebula, e ce ne sarebbero molte altre. In questo panorama per fortuna abbastanza affollato, è difficile generalizzare, ma per la mia esperienza direi che c’è abbastanza collaborazione. Io e Davide nel nostro piccolo lavoriamo moltissimo in questa direzione. La musica non è come lo sport, non ci sono primi e secondi. Al contrario, se qualcuno riesce ad accendere un po’ i riflettori sulla scena, fa il bene di tutti. Posti come la Norvegia, la Svezia o la Finlandia sono una dimostrazione palese di questo, dove la scena Metal di piccole città come Bergen o magari Goteborg sono esplose, permettendo a tutte le band di quel giro di emergere. In Italia dobbiamo imparare da loro, anche perché chi si esclude e pensa solo al proprio orticello, alla lunga perde. Non dico che tutte le band lo abbiano capito, ma sono positivo a riguardo.
Qual è il disco a cui siete più legati e per quale motivo? Per chi scrive la forza dirompente e le grandi melodie di ‘Quiescence’. Gab: E’ innegabile che a ‘Quiescence’, in quanto primo disco, siamo molto legati, soprattutto per il riscontro che ha ricevuto, e ovviamente per Candlelight, come dicevamo prima. Per me la scelta è difficilissima da fare, perché sono legato a tutto ciò che abbiamo scritto. Se penso al contesto però, credo che la scelta vada proprio su ‘Beyond The Shores (On Death and Dying)’. Ha rappresentato una rivincita dopo un periodo particolarmente difficile, ci siamo occupati in prima persona di ogni cosa, insieme a Spikerot, ed è stata una scommessa sotto ogni punto di vista, dall’uscita in pandemia, al fatto di essere un un’unica traccia doom di quasi 40 minuti, alla collaborazione con tutti gli incredibili guest, al video che la accompagna. E’ anche la nostra prima uscita in vinile.Una scommessa che io considero vinta, perché è il disco che dal punto di vista dei numeri e dei feedback è stato finora il nostro record. Portarlo dal vivo a dicembre è stato emozionante, speriamo di poterlo fare presto anche se tutte le date dei prossimi mesi rischiano di essere annullate.
Venendo dalle precedenti esperienze musicali più disparate, c’è un minimo comune denominatore nei gusti di ognuno di voi, nello specifico ci sono band che incontrano il gusto di tutti e quali sono? Davide: Probabilmente gli Iron Maiden sono la band che mette tutti d’accordo, ci piace ascoltarli in furgone quando andiamo a suonare. Ci sono anche altre band che mettono d’accordo la maggior parte di noi, come Enslaved, Katatonia o Borknagar.
Avete fatto diversi tour e festival con band che suonano più o meno il vostro genere di musica, credete che in qualche modo vi abbiano influenzato? Gab: Sicuramente sì, e non la ritengo una cosa negativa. Personalmente sono sempre in cerca di ispirazione, e abbiamo avuto la fortuna di suonare in tour o festival con artisti eccezionali. Primordial, Harakiri For The Sky, Saturnus, Ahab, Novembre, Ereb Altor, Mourning Beloveth, Negura Bunget, In The Wood. Impossibile nominarli tutti, ma da ognuno di loro c’è tanto da imparare. Consciamente e inconsciamente i brani e le atmosfere che mi sono piaciute di più compaiono in quello che è stato scritto dopo averli incontrati, reinterpretati col nostro stile. Sicuramente è così anche per Raffaele.
Raccontateci qualche aneddoto che vi è successo durante i tour. Davide: mi viene in mente la nostra prima data in assoluto, stavamo raggiungendo Milano per una data con i Negura Bunget quando all’altezza di Modena iniziò a grandinare. Mai visti dei chicchi di grandine così grossi, la scarica fu così violenta da creare una crepa ben visibile sul parabrezza che avanzava spaventosamente. Uscimmo quindi dall’autostrada per cercare un’officina che fosse in grado di sostituire il vetro, eravamo già parecchio in ritardo e questa cosa ci fece perdere altre due ore. Riuscimmo ad arrivare in tempo per il concerto, che per fortuna andò bene. Ho poi un piacevole ricordo di una giornata incredibile nel nostro primo tour in Spagna, quando suonammo di pomeriggio a Madrid in un festival con Saturnus e Ophis, e la sera a Burgos, dove anche lì arrivammo poco prima di salire sul palco. Ricordo che dopo il concerto finimmo per caso in un pub metal tra canzoni dei Manowar, birra e tequila, e la mattina dopo partimmo per Barcellona con un’ora di sonno, ovviamente guidavo io.
Volete aggiungere altro? Gab: in chiusura vorrei invitare tutti a supportare le band live, appena sarà possibile, e a comprare il merchandise. E’ un periodo veramente difficile per i musicisti, e ogni azione è importante. Noi stessi siamo estremamente impazienti di poter tornare in tour. Per fortuna a dicembre siamo riusciti a fare 4 concerti che ci hanno fatto riprendere fiato, ma non è assolutamente sufficiente in oltre due anni. Purtroppo le prossime date in Italia e in Europa con Impure Wilhelmina e Draconian sembrano poco probabili, ma speriamo di poter recuperare presto e che non ci siano problemi per i festival di questa estate, Metal Days e Luppolo in Rock. Ci vediamo lì!
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