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SELVANS

La cosa più bella dei Selvans è che sono diretti. Non si direbbe ascoltando la loro musica. Eppure, in modo molto chiaro, hanno centrato tutti i punti del loro stile e hanno chiarito senza inutili giri di parole quello che sono i Selvans. Non vogliamo ripetere quello che abbiamo scritto in sede di recensione, ma se avete a cuore il black metal e la scena italiana (sempre che esista, direbbero alcuni) andate a recuperare 'Lupercalia'. Sarebbe il sottofondo perfetto per queste parole scambiate con Selvans Haruspex, mastermind del progetto che si occupa di voce, tastiere e programming.

Sapete che avreste avuto la vita più facile a parlare di mitologia nordeuropea? Cosa vi ha spinti a continuare il vostro personale tributo alle radici italiche? C'è qualcuno di voi che studia o ha studiato storia a livello accademico? Sarebbe stato ridicolo! Siamo mediterranei, sia dal punto di vista culturale che da quello etnico: basta guardare le nostre foto senza maschere, abbiamo tratti somatici che puoi trovare nei film di Hollywood sulla malavita italio-americana, non saremmo stati credibili come vichinghi! Abbiamo questa passione per la storia antica, per i culti e il folklore della nostra terra ma non l'abbiamo mai studiata a livello accademico.

Chi sono i Folgoratori e gli Aruspici, da cui prendete i nomi? Erano sacerdoti etruschi: “fulguriator” significa interprete dei fulmini e del fuoco, mentre “haruspex” interprete delle viscere degli animali.

C'è stato un brano che vi ha creato più difficoltà a livello compositivo? E quello invece che si presta di più ad essere suonato dal vivo? No, nessun brano ci ha dato filo da torcere, abbiamo buoni mezzi tecnici e la composizione è stata scorrevole. Il brano che si presta più di tutti ad essere suonato live è "Scurtichìn", anche se non me lo sarei mai aspettato.

Come valutate la vostra performance con gli strumenti della tradizione utilizzati nell'album? Vi va bene che alcuni vi etichettino come folk black metal o pagan metal? E' un modo di suonare che definirei 'ritualistico'. Vanno bene entrambe le definizioni, non abbiamo bisogno di pretendere o meno l'uso di una precisa etichetta per distinguerci o essere accomunati ad altri gruppi, la nostra musica suscita delle sensazioni nell’ascoltatore, è questo che conta.

Di solito, quando un gruppo tratta argomenti non molto distanti dai vostri escono fuori dei rumors su possibili connotazioni politiche, in particolare della destra estrema. Come vi ponete voi Selvans rispetto alle varie ideologie? Selvans è musica universale, abbiamo già suonato in uno squat e siamo stati rispettati come artisti ricevendo un'accoglienza calorosa e sono convinto che se avessimo suonato con Graveland il trattamento non sarebbe stato diverso. Fanculo la politica! non bisogna essere di destra o di sinistra per riconoscersi in quello di cui parliamo e chi sostiene il contrario è un povero idiota.

Non so se nel caso vostro è avvenuto, ma ci chiediamo sempre come si può sentire un artista che ha speso migliaia di euro per fare un disco che troverà in rete su blogspot brasiliani diversi giorni prima della data di uscita. Alcuni gruppi oramai pensano sia inevitabile, si sono rassegnati. I dischi dei Selvans hanno avuto una sorte simile? Certo! Blog russi e sud-americani. Non credo sia un problema, la prima stampa di 'Lupercalia' è quasi sold-out, chi ama comprare dischi non si accontenta di una cartella di mp3 sul computer.

Avete suonato in apertura agli Shining ed a quel folle di Niklas Kvarforth. Come è andata? Le altre band di supporto come si sono comportate? Bella esperienza. Il pubblico aspettava il nostro show e non è rimasto deluso. Quando sei lì hai molte cose a cui pensare per riuscire ad offrire il miglior show possibile in quaranta di minuti. Il tempo per socializzare con le altre band è ben poco quindi non abbiamo parlato granchè, se non con i Darkend, l'altra band del tour, con cui c'è stata grande collaborazione.

Come si struttura un vostro live set? Utilizzate effetti scenici? Sì, puoi vederli nelle nostre foto. Non c'è molto di studiato, l'istinto mi porta ad applicare un diverso tipo di movenze e oggetti scenici a seconda del pezzo. La maschera è un espediente scenico di grande impatto e molto apprezzato, però non è facile cantare mentre la si indossa perchè modifica la voce.

© Daniele Di Egidio

Parentesi nostalgica. Quanto vi mancano i Draugr? Non ci mancano.

Cosa c'è nei Selvans dell'esperienza precedente? E invece c'era qualcosa nei Draugr che poteva far presagire lo stile dei Selvans? Durante l'ultimo anno avevo introdotto un mio simbolo nell'iconografia dei Draugr: il fauno (in una versione stilizzata); quello è l'unico elemento che ho voluto portare con me perchè era una cosa mia al 100% e vi sono tutt'ora molto legato, è più di un logo per Selvans. Per il resto abbiamo voluto ricominciare da zero e non abbiamo mai sentito il bisogno di chiamare in causa la nostra precedente esperienza con Draugr: sono due cose diverse ed anche il modo di comporre e lo stile che uso in Selvans (nonostante io fossi uno dei principali compositori di “De Ferro Italico”) è totalmente diverso da quello che usavo con i Draugr.

Siete in contatto con i vostri ex compagni di band? Come vi paiono gli Atavicus (usciti con un EP nel 2014)? Sono dei cafoni! Ogni volta che vado ad un loro show dico: “Wow, è tutto fottutamente Triumphator!” I palm-muting, le sfuriate, le armature! Ho suonato con Riccardo per quasi dieci anni e sono contento che possa esprimersi al meglio, in questo progetto fa quello che gli è sempre piaciuto fare e questo per un artista è fondamentale...vado spesso a trovarlo, beviamo qualcosa insieme e ci facciamo una chiacchierata, cose che nell'ultimo periodo coi Draugr, per via di divergenze artistiche erano venute un po' a mancare. Non tutti gli split vengono per nuocere.

Conoscete il progetto Downfall of Nur? Sempre per Avantgarde, hanno pubblicato un bellissimo album di black metal basato sulla civiltà nuragica. Dio, chiunque tu sia, benedici Antonio Sanna e dacci il nostro "Umbras de Barbagia" quotidiano.

Un'utopia: tra mille anni ci saranno band come voi, che scavano nel passato e che scriveranno musica su questa epoca. Quali saranno le storie che racconteranno e soprattutto come potrebbero suonare? Tra mille anni una chitarra elettrica sarà vista come uno strumento antico al pari delle nostre tibiae e i gruppi del nostro genere parleranno dei suicidi di massa organizzati su internet dai giapponesi.

Grazie per averci concesso parte del vostro tempo e soprattutto del vostro mondo silvestre. Alla prossima! Grazie a te!

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