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DILAILA

Band italiana al secondo disco(il 28 marzo prossimo sarà disponibile un nuovo EP con tre brani inediti ed un estratto da "Musica Per Robot" intitolato "Imparare A Comunicare", scaricabile gratuitamente dal sito ufficiale), i Dilaila si mostrano decisi e maturi, con le idee ben chiare anche con la lampada di Hardsounds puntata negli occhi. A dimostrazione che lo spessore artistico dei nostri, già ampiamente dimostrato su disco, è ben formato anche sul piano delle idee, e che tutto quello a venire si prospetta carico di aspettative(positive, ovviamente). Staremo a vedere. Nel mentre, gustatevi l'interista

Salve ragazzi. Mi preme rinnovare i compliemnti per il bel lavoro svolto con "Musica per Robot", e vi chiedo subito una presentazione dei Dilaila per i nostri elettori in modo possano leggere con più consapevolezza l'intervista.
Ciao! Dunque, in ordine: Paola, la nostra voce; Claudio e Alessandro, chitarre e synth; Luca, piano; Simone, basso, Riccardo, batteria. I Dilaila nascono in questa formazione nel 1998 con l’obbiettivo di trasferire in musica le atmosfere e le esperienze di vita dell’ambiente in cui sono cresciuti i loro componenti: la zona industriale del nord ovest Milano, un contesto spesso paragonato alle zone di Manchester e Liverpool per la profonda e complessa combinazione tra l’ambiente naturale e le forti presenze industriali. Tutti noi intanto ti ringraziamo per il complimento, siamo lieti di fare quest’intervista.

"Musica Per Robot" ha avuto un buon riscontro da parte della critica. Come sta procedendo la promozione e quali le risposte da parte del pubblico?
La promozione sta procedendo in modo molto meno frenetico che per il nostro primo album, e questo è concesso dal fatto che noi per primi ci stiamo prendendo il tempo che riteniamo necessario per la promozione: per ora abbiamo fatto alcuni showcase, abbiamo pubblicato sul web alcuni singoli con degli inediti da scaricare in download, e abbiamo fatto delle serate con dei nostri amici, alcune volte musicisti altre volte artisti e disegnatori e fotografi. Tutto questo non potrebbe avvenire se non ci fosse la nostra etichetta, ILRENONSIDIVERTE, fatta di persone splendide (prima di tutto in quanto persone) con cui condividiamo progetti artistici e sogni. La risposta del pubblico per ora è contenuta ma calda e affettuosa, specie ai concerti, Ci si addice molto la dimensione da club.

I brani hanno un piglio assai moderno, però risentono fortemente delle influenze del passato, in particolare dei seventies. E' stata una scelta precisa, oppure una evoluzione naturale? Ad esempio, rispetto ad "Amore E Psiche", vostro primo lavoro, quali sono le differenze sostanziali?
Diciamo che di norma ascoltiamo tutti lo stesso genere di musica in un dato periodo, per cui ci troviamo spesso in sintonia quando effettuiamo le scelte di campo per una nostra ‘fase’ artistica. Il nostro periodo come dici tu ‘Seventies’ è dovuto al fatto che dopo un disco d’esordio con molti orpelli stilistici avevamo voglia di fare qualcosa di più diretto. Musica per robot per tre strumenti su sei è registrato live, vorrebbe cogliere il nostro essere gruppo, e secondo noi lo fa piuttosto bene.

Stilando la recensione non ho potuto frenare la volontà di rapportarvi ai The Gathering. Oltre al genere proposto, anche la bella voce di Paola richiama in mente quella di Anneke. E' stato un azzardo il mio, oppure il vostro approccio si rifà in qualche modo a quello della band olandese?
Diciamo che questa fonte non fa parte di quelle ufficialmente riconosciute da tutti noi. In generale un paragone con una realtà europea fa sempre piacere, specie in un momento storico come questo.

Ma al di là del riferimento di base, nel vostro songwriting c'è anche una certa propensione a sfruttare le sonorità pop. Quest'ultimo è un genere che si concilia bene con l'idea che avete della melodia, oppure è solo una scelta dettata da un fattore puramente occasionale?
La componente melodica è una parte sempre molto presente nella nostra musica, spesso ci hanno accusati di essere troppo ‘borderline’. Con questo disco abbiamo preso le distanze con antiche intenzioni mainstream, ma la melodia resta sempre un po’ con noi.

L'atmosfera che i vostri brani creano ha carattestiche riconducinili anche ad un certo modo di vivere ed affrontare la vita. Una sorta di mood malinconico dolce-amaro che ripercorre tutto il disco. Yin-Yang già assai evidente anche nel titolo del vostro disco d'esordio. Come mai questa tendenza a mettere in gioco un doppio aspetto contrario, e cosa lo ispira.
E’ la vita stessa, ad essere fatta di questa ambivalenza. Sicuramente dalle nostre parti non ci sono spiagge californiane e nemmeno ghetti metropolitani con auto in fiamme, solo gente normale e vita di lavoro. Piccole gioie e drammi quotidiani sono cose a portata della nostra esperienza, noi siamo solo particolarmente sensibili e quindi esaltiamo i contrasti, ma questo fa parte del nostro approccio al mondo, che è cosa esclusiva.

Cosa vi influenza di più, l'intimità e quello che comporta, oppure l'ordinario che vi circonda? Magari una intimità che riflette sulla quotidianetà...
Come hai osservato prima, è proprio dalla combinazione di quello che sta dentro di noi e di quello che accade fuori, che scaturisce la nostra musica. Ci piace vederli come due mondi che si influenzano, si spingono e si deformano l’un l’altro.

La vostra musica proietta anche luci sbiadite, sfuocate, deboli, seppur gonfie di colori. Quanto conta dare una prospettiva "visionaria" alle note?
Conta molto, ogni nostra canzone è una sorta di visione. Quando suoniamo insieme entriamo in trance, ed è quello che vorremmo succedesse anche a chi ci viene a vedere. In questo senso ci definiamo ‘psichedelici’: massima concentrazione sulla musica, e perfetta fusione con essa. Il resto non conta.

Le vostre mosse future? C'è già un'idea precisa su cosa intendete fare "da grandi"?
A breve, sicuramente continuare la promozione del nuovo disco, che per noi è come un bimbo da seguire. Per il resto, fare arte necessita di avere qualcosa da dire, non solo per dire qualcosa, ma con lo scopo di elevare ed emozionare. Finché ci sarà questo, continueremo ad esistere. Il resto sono dettagli.

Prima di concludere è consono per Hardsounds lasciare campo libero. Avete spazio per dire quello che vi preme di più dire, quello che vi sta più a cuore. Quello che vi pare, insomma...
Non ci siamo mai posti l’esigenza o la finalità di veicolare messaggi particolari attraverso la nostra arte, se non quello di prolungare il più possibile la vita della musica e della cultura musicale ed artistica in genere, specie in un periodo di congiuntura come questo, in cui certi valori dimostrano tutta la loro fragilità. Siamo sicuri di trovare nei vostri lettori qualcuno in grado di condividere questa posizione.

Bene, ragazzi. Grazie per il tempo che ci avete concesso ed un grosso in bocca al lupo per tutto quello che vi apprestate a fare.
Grazie a te, crepi il lupo. Ciao.

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