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ACTS OF TRAGEDY

Con il loro nuovo album “Left With Nothing” i sardi Acts Of Tragedy hanno raggiunto quella visibilità tanto cercata nel corso degli anni. Merito di una band intelligente e sicuramente tra le più valide del panorama alternative nazionale, capace di crescere disco dopo disco alla ricerca di una proposta artistica personale e ben congeniata.

Nella mia recensione ho messo innanzitutto in evidenza quanto il limite territoriale sia a volte il più grosso problema nella crescita di un progetto artistico. Siete d’accordo con questa mia tesi e come si vive la musica in terra sarda oggigiorno? Come hai già anticipato tu, in effetti è un fattore abbastanza limitante, ma non per questo insormontabile. La realtà musicale dell'isola è veramente interessante e caratteristica, band di ogni genere si alternano offrendo proposte musicali uniche. Credo sia proprio questa sorta di "isolamento "a dare quel qualcosa in più ai brani, all'impatto sonoro caratteristico delle band isolane, che a proprio modo esprimono la ricerca di evasione che spesso solo il Web non riesce a colmare.

Seppur venuti allo scoperto solo ora attraverso recensioni e pareri molto positivi nel vostro curriculum è presente un lavoro pubblicato qualche anno fa passato in secondo piano. Quali sono i motivi che a vostro avviso non vi hanno portati subito alla ribalta, cosa che invece sta succedendo oggi? Il nostro EP 'Cursed Words' è nato dopo aver voltato totalmente pagina, aver cambiato formazione, nome e direzione musicale. Era una cosa totalmente nuova anche per noi insomma, non avevamo ben chiaro dove saremmo arrivati con quelle cinque canzoni. È stato un lavoro d'impulso, che rispetto a “Left With Nothing” appariva acerbo e fin troppo diretto, mancava un equilibrio e un filo conduttore che potesse rendere tutto più compatto. Nel nostro full-lenght tutto ha più senso, i brani sono maturati e la scelta di seguire un concept ha contribuito a rendere più concreto e curato l'approccio alla composizione.

Musicalmente vi ho descritti come un mix di svariati elementi sonori, dal math al post-hardcore, passando dallo stoner al groove metal. Come ha preso piede questo modo di pensare e scrivere musica e quando avete capito che la strada che stavate percorrendo scrivendo i brani di “Left With Nothing” poteva essere quella giusta? Uno degli aspetti più interessanti della band è che provenivano da contesti e influenze musicali differenti. Ogni nostra "differenza" riesce ad accomunarci dando vita a brani ricchi e complessi. Ma non possiamo chiedere di meglio, i brani riescono a rappresentare a pieno ciò che siamo. Questo ci ha dato la consapevolezza di aver intrapreso la giusta strada e per la ribalta ci sarà tempo, siamo in evoluzione continua e non vediamo l'ora di sfornare i prossimi pezzi.

Finora avete pubblicato due singoli, assai diversi tra di loro. Il primo, “The Man Of The Crowd…” dalle classiche tonalità math, il secondo “Under The Stone” forse un tantino più soft. Una scelta mirata o cos’altro? Quale delle due anime degli Acts Of Tragedy è predominante? La scelta di questi due singoli è stata fatta in modo tale da poter avere un feedback diretto dal pubblico riguardo la scelta di sperimentare in fase compositiva. In quest'album la sperimentazione è stata predominante e decisiva per la riuscita dei pezzi. Questi due brani rappresentano l'album in egual misura, due estremi capaci di equilibrarsi.

Come sono nati i brani di questo lavoro? E quando vi siete decisi ad affidare la produzione a Jay Maas? Paolo compone la maggior parte dei riff e pian piano il resto degli strumenti si raggiunge fino al completamento della linea vocale che solitamente chiude la stesura del brano. Ovviamente con l'uscita di un full-lenght non potevamo non mirare ad un ulteriore salto di qualità rispetto all'EP e Jay, entusiasta dopo l'ascolto delle pre-produzioni, ha subito compreso di cosa avessimo bisogno. I suoni rispettano esattamente le dinamiche dei brani, che non perdono mai il tiro anche nelle parti più soft, tutto ha il suo spazio e il suo equilibrio.

Che cosa ha donato di suo Jay a questo disco? In pochissime parole: professionalità, naturalezza e aggressività. Siamo soddisfatissimi del suo lavoro e onorati di aver avuto la possibilità di poter collaborare con un professionista del suo calibro.

Il fatto di essere paragonati a varie band vi mette pressione? Quali album vi hanno influenzato maggiormente in fase di scrittura? No, nessuna pressione. Ogni band di questo mondo ha le proprie influenze che inevitabilmente riversa nel proprio percorso musicale. Penso sia normale essere paragonati ad altri gruppi anche semplicemente per avete un idea del tipo di sound di riferimento. Ci sono una marea di album che ci hanno ispirato, potremmo farti una lista immensa, ma ne citeremo solo alcuni: “Miss Machine” e “One Of Us Is The Killer” dei Dillinger Escape Plan, “Blood Mountain” dei Mastodon, “Pelagial” dei The Ocean e tantissimi altri...

L’artwork è semplicemente stupendo. Ci volete parlare di chi lo ha realizzato e del concept? Il concept parla di come spesso l'uomo si faccia corrompere dai vizi e dalle dipendenze fino alla completa autodistruzione. Non si parla solo delle solite dipendenze, crediamo infatti che spesso si possa essere schiavi di un idea, di un affetto o dell'opinione altrui, di tutto ciò che possa essere capace di portarci all'annientamento fisico e soprattutto mentale. Per l'artwork abbiamo preso ispirazione dal mito greco di Satiri e Baccanti, Mirko ha fatto il resto. Ma non potevamo che aspettarci il meglio da un abile grafico come lui, siamo andati a colpo sicuro insomma!

Parlando di scena sarda, quali band citereste? Questa è una bella domanda, preparate carta e penna: Blacktones, Dogmathica, Terrorway, FallenLine, Six Days of Rain, No Gravity Ad Vitam, Lie for a Secret… Ne abbiamo veramente per tutti i gusti!

Cosa state ascoltando in questo periodo? Abbiamo veramente una marea di nuovi dischi da ascoltare senza comunque togliere lo spazio ai lavori che ci hanno ispirato e continuano a farlo. Ascoltiamo qualsiasi cosa attiri la nostra attenzione e siamo particolarmente in fissa con l'ultimo disco dei Dillinger Escape Plan.

A voi la chiusura! Grazie per averci dato questa possibilità ,un saluto a tutti i lettori di Hardsounds!

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