PRIMITIVE MAN: Observance

I Primitive Man sono un trio americano di ritorno in pista con il loro quinto album ‘Observance’: si tratta di doom metal con qualche venatura noise/black. Sin dall’iniziale intro "Seer" si comprende bene l’aria che tira: suono marcio e rallentato, urla strazianti, atmosfera infernale, riverberi a manetta.  Questa tiritera va avanti per sette interminabili brani. Talvolta la band mescola il tutto con un certo noise alla Melvins, ad esempio, quelli di ‘Lysol’: guarda caso, disco di una noia assoluta, con un intro monocorde che supera i dieci minuti! Altre volte possiamo pensare ai Type O Negative, ma nel senso deteriore del termne. Il punto è proprio questo: la durata eccessiva dei singoli brani, i quali, in versione assai ridotta, sarebbero stati più gradevoli perché la qualità della band ci sarebbe pure ed emerge qua e là. Va bene l’ossessione per il rallentamento, l’oscurità, l’atmosfera plumbea e soffocante, ma qui si rischia lo sfinimento. Non si possono proporre sette pezzi tutti uguali, tutti rallentati, tutti di durata estenuante e senza sostanziali cambiamenti di tempo, solo per creare un’atmosfera. Lo trovo francamente eccessivo.