THE DEAD SOUND: Cuts
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08/07/2019Questa band tedesca nasce nel 2016 per opera di Karl Brausch (chitarrista e cantante solista), con l’intento esplicito di riprodurre il synthpop anni ’80, con incursioni nello shoegaze. Ed infatti, già il primo brano “Do Your Fear” è un mix tra Joy Division e Killing Joke, con chitarre che, quasi da lontano, lanciano le loro stridule dissonanze. Voce tipica postpunk e una cornice del tipico sound shoegaze. L’intento esplicito cui alludevo prima diventa però troppo insistito man mano che si procede nell’ascolto di questo debutto. Persino il nome della band, The Dead Sound, sa tanto di anni ’80. Il problema è che di Jesus And Mary Chain, My Bloody Valentine ed Echo & The Bunnymen, nasce una band ogni cinquant’anni, e qui manca, appunto, la varietà di temi e soluzioni stilistiche che invece troviamo ad esempio nella grande band irlandese di Kevin Shields. La cosa che rende un po’ monocorde questo disco è il ricorso a ritmiche e strutture dei brani troppo simili tra loro. Pochi sono i brani che si discostano da questo schema: cito ad esempio la gradevole settima traccia “Here With You”, che almeno ha in più una ritmica diversa dalla solita routine e un arpeggio chitarristico che rimanda ai bei tempi della darkwave anni ’80. Proprio verso la fine il disco sembra risollevarsi un po’ con la conclusiva “Poison Lips”, brano piuttosto acido con un ritornello indovinato. Riprendere gli anni ’80 può andare bene e “tira” molto oggi, ma bisognerebbe farlo senza ricorrere alla pedissequa ripetizione di ritmi-base che vengono riprodotti quasi uguali per oltre 30 minuti.
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