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SUPERVØID: The Giant Nothing

data

01/06/2021
73


Genere: Post Rock, Noise Rock
Etichetta: Subsound Records
Distro:
Anno: 2021

L’universo come contesto centrale dell’ispirazione artistica, e i suoi elementi come fulcro principale del proprio pensiero. Uno di questi elementi è il cosiddetto “supervuoto”, che nell’universo produce una regione più fredda rispetto all’area circostante per via di determinati effetti cosmici. L’approfondimento di questo preciso sviluppo cosmico è il centro dell’ispirazione di un trio formato da musicisti di comprovata fama nel panorama underground italiano, come Xabier Iriondo ed Eraldo Bernocchi alle chitarre, e Jacopo Pierazzuoli alla batteria, che nel 2017 hanno dato vita ad un progetto strumentale chiamato, per l’appunto, Supervøid. Il trio intreccia variegate atmosfere sonore, dando vita a molteplici contrasti che rendono il sound sempre accattivante. Nel loro lavoro di debutto intitolato ‘The Giant Nothing’, a simboleggiare i loro riferimenti spaziali principali, in realtà il trio si trasforma in un quartetto; per esprimere al meglio il loro lato più atmosferico, hanno chiamato alle loro forze la talentuosa violoncellista d’avanguardia londinese Jo Quail, musicista che ha maturato un’esperienza più che discreta, e che attrae un audience che strizza l’occhio anche al metal pesante. ‘The Giant Nothing’ è un autentico viaggio nello spazio, che attraversa e raggiunge i confini più lontani che possiamo conoscere sino ad ora, e la loro musica rappresenta bene questo viaggio. Il disco inizia con un gran pezzo, “1.8 Billion Light Year Structure”, che è costruito con una ritmica incalzante dentro cui si insinuano effetti atmosferici, a cavallo tra post-rock,  suoni industrial e picchi noise. Questo incedere sostenuto viene intervallato da una parentesi estatica creata esclusivamente dal violoncello di Jo Quail che ci fa sognare immaginando emozioni celestiali uniche: aurore boreali, tramonti marini, brezze di montagna con i suoi panorami. Tutto in un unico mondo. Continuando il percorso, si arriva a “A Cold Spot”, un ottimo esempio di rock atmosferico strumentale, come dovrebbe essere: passionale, ma che fa riflettere. Altro brano caratterizzato da un certo movimento propositivo è “The Acceleration Of The Universe”, dove Iriondo e Bernocchi tessono trame di chitarra dall’aspetto quasi robotico, ma che si fanno subito incisive ed intransigenti grazie ad un buon lavoro di overlay, e che il violoncello di Jo attraversa loro come una linea trasversale che non taglia, ma fa da cerniera. Ogni mondo, ogni universo ha la sua parte più nascosta,  e “The Dark Flow” ne è un esempio; il brano è una discesa nelle parti più oscure del nostro universo. Il brano conclusivo “The Largest Structure Ever Found By Humanity” vede ancora una volta Jo Quail protagonista, con un lavoro sontuoso di tessitura globale, entrando nelle pieghe formate dal percorso musicale che il trio costruisce e detta. Il suo contributo nell'album rispecchia il fatto che, con il suo violoncello, costruisce delle linee molto simili a delle linee vocali, e man mano che si riascolta con frequenza il disco si percepisce sempre di più questo aspetto. Supervøid si rivela quindi l’ennesima interessante realtà dell’underground italiano, capace di poter coinvolgere anche dal vivo con le loro atmosfere molteplici e suggestive, e che grazie all’ausilio molto importante di artisti come Jo Quail costruisce un disco che non è solo un classico disco musicale, ma che può rappresentare anche un’esperienza del nostro pensiero e della nostra curiosità.

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