RIVERS OF NIHIL: The Work
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16/10/2021Dodici anni di carriera e quattro dischi su Metal Blade dei quali l’ultimo ‘The Work’ è un fulgido esempio di metal moderno in cui spicca un batterista/corista che non vedevamo dai tempi degli Scalplock. Fondamentalmente gli americani suonano un progressive metal venato da chitarre industrial taglientissime che si inseriscono nel cuneo creato dalle ballad dei Faith No More ("Tower 2” e “Wait”) ed il sound dei Meshuggah depotenziati della iconoclastia che gli appartiene senza però rinunciare a sfuriate micidiali con breakdown metalcore mozzafiato sulla falsariga di quanto fatto dai Whitechapel come in "Dreaming Black Clockwork” e “More”, mitigate da tastiere kraut come quelle dei francesi Rockets (quanto sopra racchiuso nella sola “Clean”). Sanno gestire anche il post black metal e maneggiare inserti di sax, si avete letto bene: sax, vicino all'uso che ne facevano i misconosciuti Narrow House o i più noti Tuxedomoon in “The Void From Which No Sound Escapes” da farvi venire la pelle d'oca (in senso positivo), atmosfere pinkfloydiane in “Maybe One Day” ed un vocalist che è capace di carezzarvi, ma anche di prendervi a calci nel culo. Qualità innegabile della band è quella di alternare una traccia devastante ed una ballad, di modo da far riposare e deliziare le orecchie prima di un successivo assalto. Solo prestando ascolto all'opera potrete capire di cosa sono capaci gli americani. Melodia, tecnica, ballads e prepotenza: omnicomprensivi.
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