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PARADISE LOST: ICON

data

28/02/2004
79


Genere: gothic metal
Etichetta: Music For Nations
Anno: 1993

Il cambiamento (vistoso) effettuato sul precedente album 'Shades Of God' di cui si è parlato nella relativa recensione, e che ha portato per certi versi ad un sound meno cupo e più accessibile, continua anche in questo caso, con il nuovo album del gruppo, 'Icon': il marchio di fabbrica Paradise Lost è rimasto intaccato naturalmente, e quindi tutta la tristezza, le meravigliose melodie chitarristiche di Mackintosh e l'ottima voce di Nick Holmes ci sono tutte. Il gruppo di Halifax sta progredendo in maniera esponenziale di album in album verso un sound sempre più personale, sempre meno legato al Doom degli esordi (il Death è già un ricordo da tempo...) e sempre più orientato verso ciò che prese il nome probabilmente da un loro album, ossia il Gothic metal. Chiaramente non stiamo parlando di musica commerciale o cose del genere, le radici metal dei Paradise Lost sono saldamente al loro posto e 'Icon' può godere di un efficiente lotto di canzoni che possono benissimo piacere a tutti coloro che gradiscono canzoni orecchiabili, con una certa dose di melodia. Ci sono ancora una volta le voci femminili ad opera di Denise Bernard, anche se però solamente in una canzone ("Christendom"). Di sicuro questo album rappresenta l'apice compositivo per i Paradise Lost, almeno secondo il sottoscritto, anche se è certamente un album che richiede di parecchi ascolti prima di poter essere assimilato al meglio, e questo NON per la struttura intricata delle canzoni, che anzi è molto lineare e scorrevole, ma perché per farsi catturare dalle emozioni e atmosfere delle quali il disco è pieno, ci vuole tempo. In effetti 'Icon' smussa tutte le parti vagamente aggressive e dure che ancora erano rimaste su 'Shades Of God' per rimpiazzarle con atmosfere e melodie tristi in maniera migliore. Ascoltando "Forging Simpathy", una delle migliori canzoni dell'album, si può capire benissimo quello che ho scritto finora: del loro passato artistico/musicale i Paradise Lost hanno conservato le parti a loro avviso migliori di ciascun aspetto delle loro produzioni e lo hanno fatto evolvere. Altri momenti particolarmente significativi dell'album potrebbero essere "True Belief", la mastodontica "Colossal Rains" e la strana "Christendom" che come ricordato prima, ci viene introdotta dalla calda voce di Denise Bernard. L'outro che chiude l'album, "Deus Misereatur" è un pezzo strumentale abbastanza inquieto affidato al pianoforte/tastiere di Andrew Holdswoth, un'altra comparsa di 'Icon'. Per tirare le somme, siamo nel bel mezzo del periodo gothico dei Paradise Lost, che proseguirà anche nell'album successivo, ma già questo 'Icon' ha provveduto a fare fare ai Paradise Lost un grossissimo salto di qualità, dando al gruppo inglese la possibilità di effettuare tour in tutta Europa come headliner (e non è un caso che molti considerino questo album come il migliore della discografia dei Paradise Lost).

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