NODE: DAS KAPITAL
data
12/03/2004Terzo full lenght album per i nostrani Node, che a distanza di due anni dal discreto predecessore “Sweatshops” si preparano a raccogliere i meritati applausi: già, perché questo “Das Kapital” è un lavoro estremamente fresco e coinvolgente, fiero portavoce di una scena tricolore che dimostra il proprio valore anche al di là del genere tutto spade e dragoni che ha riscosso il maggior successo negli anni precedenti. La proposta della band col passare del tempo si è decisamente raffinata e le ruvidità brutal/grind degli esordi hanno lasciato pian piano spazio a strutture più marcatamente thrash metal, cui si affiancano spesso digressioni di melodic death che rendono il tutto più vario e scorrevole. Le performance di ogni singolo musicista coinvolto nel progetto non danno adito ad alcuna critica, così come l’efficace produzione del disco, convincente nel supportare con la giusta dose di modernità la potenza insita nella musica dei Node. “War Goes On”, primo brano del lotto, contribuisce a cancellare ogni dubbio sullo stato di forma del gruppo; l’iniziale ritmica killer, cui si contrappone un refrain più rallentato, è un biglietto da visita ispiratissimo, che non mancherà di stupire e tramortire l’ascoltatore col suo impatto devastante. La title-track è un altro esempio di assalto frontale che non può lasciare inidifferenti. Qui la melodia e l’uso delle clean vocals sono lasciate da parte in favore di un thrash metal compatto e inattaccabile, che può ricordare alcune delle più recenti produzioni dei Destruction. Di altro stampo la successiva “Retreat’42”, strepitosa nel far convivere un forte feeling melodico con lo screaming straziante di Daniel Botti. Che dire poi di una mazzata del calibro di “Weaknessphere”? semplicemente che si tratta di un proiettile infuocato di corrosivo thrash-death pronto a trapanarvi i timpani col suo incedere implacabile. Spendo le ultime parole per “Empire”, cover dei Queensryche, che magari farà storcere più di un naso a quanti amano l’originale interpretazione ad opera della voce melliflua di Geoff Tate, ma che comunque fornisce un’ulteriore prova delle potenzialità dei Node, capaci di percorrere, in modo secondo me discreto, anche un territorio a loro quantomeno estraneo. Spero che il valore di “Das Kapital” non passi inosservato a causa dell’esterofilia che caratterizza il mercato di casa nostra: i ragazzi meritano più di un ascolto anche se la loro terra d’origine non è la Svezia o la Finlandia, ma la più vicina Lombardia.
Commenti