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LONG DISTANCE CALLING: How Do We Want To Live?

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17/06/2020
75


Genere: Post-Rock, Progressive Rock
Etichetta: Inside Out Music
Distro:
Anno: 2020

Gli artisti, in quanto tali, cercano di tradurre lo scorrere e l’evolversi dei tempi in una rappresentazione che può essere figurativa o musicale, in modo da comunicare il fruitore di come la società si sta sviluppando e della direzione che potrebbe prendere. Il pregio di un artista è, in particolare, quello di lasciare al fruitore la possibilità di farsi un’idea e un ragionamento di come il mondo si sta trasformando, attraverso proprio le opere d’arte. Di questa caratteristica, la musica è una delle arti che maggiormente la padroneggia. Con il nuovo album ‘How Do We Want To Live?’ i tedeschi Long Distance Calling vogliono esattamente puntare a quest’obiettivo: lasciare all’ascoltatore di tracciare uno sguardo critico sul mondo che gli si pone davanti, attraverso la loro musica, e tra un brano e l’altro del nuovo album costruire un proprio ragionamento, nel limite del possibile, essendo comunque un album quasi interamente strumentale. Dopo le estensioni sonore di ‘Boundless’, a cui è seguito un prolifico tour promozionale che è culminato con la pubblicazione del dvd live ‘Stummfilm’, il quartetto tedesco si è fermato un attimo e ha voluto guardare in faccia la realtà, osservando come il mondo e la società si sta progredendo. Assodato che questo mondo non sta crescendo in maniera positiva, la band ha scelto quindi di tracciare un percorso musicale che può essere una sorta di concept album che, partendo proprio dall’analisi della società attuale e di come la tecnologia la faccia da padrone e che potrebbe comandare in futuro le nostre vite, si pone proprio questa domanda: come vogliamo vivere la nostra vita ora ed in futuro? All’ascoltatore l’ardua e libera sentenza. L’album inizia con una intro, “Curiosity part 1”, che comunica un messaggio tagliente: la curiosità è proprio una cosa bastarda, perché attraverso l’uso delle attuali tecnologie, induce l’essere umano a voler conoscere ed approfondire sempre di più le notizie che circolano dappertutto, finendo di entrare in un vortice di informazione e contro-informazione che si scontrano ripetutamente, con il risultato di un effetto di spaesamento e di confusione che è forse proprio quello che la società attuale vuole creare. Un mondo costretto a ragionare di pancia ed a seguire, quindi, chi fa la voce più grossa, come puntualmente sta avvenendo in alcune grandi realtà nel mondo. Andando avanti, “Cruiosity si sviluppa nella sua “part 2”, trasformandosi in un brano che rispecchia la tipica poliedricità sonora dei Long Ditance Calling, con un inizio che ricorda molto “Run Like Hell” dei Pink Floyd (ma anche “Getaway”, brano di apertura di ‘Trips’ del 2016), e poi si dipana in atmosfere cariche di emozioni, con i samples vocali che costantemente aleggiano. “Voices” è un brano che cresce gradualmente d’intensità, man mano che si inseriscono uno alla volta tutti gli elementi della loro musica, esplodendo solo alla fine, dopo aver creato un senso di galleggiamento che suscita benessere mentale, grazie anche a quelle sporadiche voci (come anche il titolo stesso del brano recita) che ci richiamano all’attenzione. Il brano che probabilmente rispecchia maggiormente il significato dell’album è “Immunity”. Un brano che fa riflettere su ciò che sta avvenendo nel tempo presente, ora e adesso; un brano che si lascia ascoltare ad occhi chiusi, pervasi dal suo ritmo cadenzato fatto soprattutto di chitarre ipnotiche, che seguono un preciso tragitto e non lo lasciano fino alla fine; e poi coinvolti dal messaggio che in esso circola, spiegato ampiamente dal videoclip annesso, che sintetizza gli ultimi, difficilissimi mesi trascorsi nel bel mezzo della pandemia Covid-19, tra emergenza sanitaria, disperazione di malati,  operatori sanitari e gente comune travolta dalle incertezze, e contraddizioni della politica che, a volte, hanno prodotto effetti negativi. A seguito di ciò, nasce e creswce l’ampio dibattito che coinvolge tutto il mondo, raffigurato in “Sharing Thoughts”, il quale ha un andamento musicale che somiglia molto proprio ad una animata condivisione di pensieri, ad un dibattito molto aperto e il più possibile costruttivo. Infine, un ulteriore brano meritevole di attenzione è “Beyond Your Limits”, che vede la presenza della voce ospite di Eric A. Pulverich dei Kyles Tolone, molto simile a quella di Tom Englund, e che fa sembrare per molti tratti un brano degli Evergrey, anche come arrangiamenti e costruzione musicale. I Long Distance Calling hanno, quindi, costruito un album che è soprattutto un oggetto di discussione riguardo la società attuale e sul suo futuro. Un disco che lascia completamente da parte pesantezze sonore varie, per lasciare spazio a percorsi sonori che vogliono esntrare con una certa facilità e scioltezza nella mente dell’ascoltatore, e fare in modo che si faccia un’idea sul futuro del nostro mondo e del nostro vivere quotidiano. E conoscendo le qualità musicali dei Long Distance Calling, tra le band post-rock più importanti a livello internazionale, questo è anche un esercizio che si lascia piacevolmente affrontare. Musicalmente e concettualmente, ennesimo ottimo album.

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