LEGIO MORTIS: THE HUMAN CREATION AND THE DEVIL'S CONTRIBUTION
data
11/04/2011Quarto studio album dei teutonici Legio Mortis, act legato a sonorità death e black arricchite da tastieroni sinfonici ed elementi gothic. Insomma, l'ennesimo neologismo musicale che non stiamo nemmeno a ripetere per decenza di chi legge e scrive. Ma soprattutto della musica. Dopo l'inevitabile intro strumentale, si parte col disco: "Unholy Four", un breackdown blackened death che tributa i Belphegor nei riff di chitarra, nelle ritmiche, un po' i Cradle Of Filth e i Graveworm in melodie e atmosfere, con la differenza che i trentini hanno (avevano) qualcosa di interessante da dire. Brano lungo, ripetitivo, ben eseguito ma di una fiacchezza compositiva allarmante. Buona la produzione, ma troppo pulita, pomposa. Procediamo con l'oscura "Avenger Of The Oppressed Souls", corposa sinfonia gotica che si lascia ascoltare senza clamori per trovarci di fronte "Pity the Sadness", sì, proprio quello, il pezzone dei Paradise Lost (quando suonavano death), che nel re-arrangiamento dei Legio Mortis perde di spessore guadagnandoci inutili tastieroni. Va appena appena meglio con "Mass Murdere", ma non si fugge da ridondanza e ripetitività. In Life Denied troviamo addirittura la biondona Liv Kristine (Theater Of Tragedy, Leave's Eyes tra gli altri) che si cimenta in un duetto vocale che sfocia presto nel trito schema beauty and the beast, senza dire nulla di particolarmente interessante. Se non altro le melodie sono appena appena più decenti della media. Con le ultime due tracce il livello si alza leggermente, ma gli sbadigli vanno giù a profusione, senza scampo. Insomma, un lavoro derivativo e inutile, ben registrato ed eseguito, ma con poche idee interessanti che is perdono in un mare di riff riempitivi e melodie penosamente scontate.
Commenti