KATRINE HASH: Metromorphic
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05/09/2011Una copertina che più spartana non si potrebbe inventare - mi chiedo quale master in pubblicistica avrebbe potuto partorirla ed in base a quali teorie - ci presenta il primo parto ufficiale di questo asteroide padovano formato da due dj di professione. Elettro dark dal forte appeal trip hop, o anche viceversa, Cocteau Twins periodo 'Garlands'/'Treasure' (ascoltate la grandiosa "Metromorphic" e ditemi che non sembra tratta da quegli album), Massive Attack in "Charon e "Allow Me", qualche riffetto edulcorato alla Fields Of The Nephilim ("Lorenz Butterfly") nascosto tra le onde sinusoidali di campionamenti e tastiere; batteria elettronica, effrazioni, rumorismi, riverberi reggae, sperimentazione elettronica/industrial resa commestibile da una cura certosina e da un background di tutto rispetto. Suoni curatissimi, bassi profondissimi, produzione mastodontica. Disco che merita e necessità ripetuti ascolti per scoprire di volta in volta le chicche che ci riserva, ed alla fine si rivela essere come una droga sintetica che una volta entrata in circolo è difficilissimo venirne fuori. Una bella strizzatina d'occhio alle classifiche, poi, la danno con la simil cover dei Depeche Mode di "Noise". Inoltre, scopro con sommo piacere che anche in Italia abbiamo la nostra Elizabeth Frazer (al secolo Giovanna Lubjan) che ci carezza l'anima con "Wordless Insignificance", mentre un viaggio ipnotico senza ritorno lo scandisce "Lies & Fairytales". Opportunamente seguita e sponsorizzata questa band merita un'esposizione internazionale, così come l'hanno meritata i loro padri ispiratori, Massive Attack, che hanno accompagnato ogni sfilata d'alta moda che si rispetti, ogni pubblicità di grosso calibro, per non parlare del posto d'onore che occupano nelle più importanti compilation chill out.
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