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IL TUSCO: Abbandonare la città

data

05/01/2021
70


Genere: Rock, Blues
Etichetta: Andromeda Relix
Distro: G.T. Music Distribution
Anno: 2020

Musicista dotato di esperienza pluriennale, che ha permesso di farsi conoscere sia in Italia che all’estero (soprattutto con la sua band precedente SanniDei), Il Tusco (al secolo Diego Tuscano) negli ultimi anni si sta dedicando ad un suo personale progetto che prende il suo pseudonimo, accompagnato da validi musicisti, suoi amici fidati. ‘Abbandonare la città’ è il quarto album, dal 2015 ad oggi, con il monicker Il Tusco, ed il terzo pubblicato grazie alla collaborazione di Andromeda Relix. Un disco che è frutto sostanzialmente di tutte le sensazioni e le tensioni vissute durante il periodo del lockdown primaverile dovuto alla pandemia da Covid-19, un periodo che ha segnato, in maniera più o meno marcata, tutti indistintamente. L’esperienza vissuta dal musicista valdostano non fa eccezione, e una volta terminato quel periodo di reclusione forzata che ha creato nella sua mente una serie di pensieri, turbamenti e dubbi in cerca di una risposta, si è potuto rivedere con i suoi compagni di avventura, che con lui hanno condiviso le sue stesse inquietudini, e si sono fiondati a registrare in tre giorni gli otto brani presenti in ‘Abbandonare la città’. Otto brani dove il rock e il blues tipicamente italiano la fanno da padrone, senza per forza strafare ed addentrarsi in territori che potevano rivelarsi ostici, e puntando invece sulla semplicità che, spesso e volentieri, si rivela essere la strada più sicura e, nello stesso tempo, più convincente. Note di chitarra che si sviluppano con la dovuta pulizia scandiscono l’andamento della iniziale “L’ultimo film porno”, assieme ad un lavoro di batteria e basso che le fa da supporto in maniera diligente. In tutto questo si inserisce la voce del Tusco che mantiene una lineare lunghezza d’onda, non eccedendo quasi mai in note forzate. Discorso simile per i successivi episodi come la title-track e “Dolce sorriso”, dove si evidenziano atmosfere sonore più intriganti, sempre in chiave rock-blues. Ad intervallare questa sequenza molto rock-oriented, si insinua questa decisione di percorrere una “Strada contromano”, che per fare una connessione con l’andamento musicale dell’album possiede un certo senso, dato che si caratterizza come un brano dal mood tranquillo e più malinconico, dopo le tre canzoni iniziali dal passo più vivace. Si torna poi a calcare la mano con “Animaccia mia”, un rock-blues molto classico che, come dice proprio il titolo, è tutto anima e cuore. Il percorso sonoro si consolida in maniera pressoché definitiva con “Mostro”, un brano notevole dove si evidenzia l’ottima sintonia tra tutte le parti, che si esprimono al loro meglio. Infine, da non sottovalutare il fatto che i due brani più lenti e soft vengono piazzati nel mezzo e alla fine dell’album. Infatti, anche la conclusiva “Il trionfo di Hobbes – Nel giardino di Voltaire c’è solo erbacce”, così come “Strada contromano”, ha il fine di stemperare un po’ gli animi più caldi prodotti nel resto dell’album, mantenendo però un sangue ed una nervatura tipicamente blues. In tutto il lavoro, Il Tusco mostra un modo di interagire con l’ascoltatore che sintetizza una vera passione per questo genere musicale; il modo in cui canta che non è mai sopra le righe, ma invece si presenta come sostanzialmente omogeneo lungo tutti i brani, ha proprio l’intenzione di creare un dialogo molto personale con l’interlocutore, come se volesse interloquire con ciascuno di noi separatamente, anche se suonasse in un locale piuttosto gremito. ‘Abbandonare la città’, e in generale l’arte musicale del Tusco, può quindi essere la dimostrazione che per fare buona musica possono servire davvero pochi elementi; l’importante è che siano utilizzati con estrema professionalità e in tutto il loro potenziale.

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