DIGITALIS PURPUREA: EMOTIONAL DECOMPRESSION CHAMBER
data
10/11/2010Industrial corposo ed elettronico che non fatica molto a vestirsi di celluloide ed a fungere da colonna sonora per determinati generi cinematografici che abbracciano tematiche psico-oscure. Non a caso l'idea attorno cui ruoterebbe il concept del disco è quella di porsi come un'immaginaria soundtrack di "Strade Perdute" di David Lynch. Intento in parte raggiunto sul piano concettuale. Risultato che si ripete anche sostanzialmente su quello artistico: se si supera la dubbia pronuncia in inglese del cantato e rimandi troppo marcati a band come Nine Inch Nails e Die Krupps - loro sorta di versione più cadenzata e ragionata - Digitalis Purpurea (monicker che induce i più a diventare ridicolmente botanici della domenica), a tutti gli effetti one man band dietro cui si cela Pi Greco, piemontese, sforna un lavoro onesto che se osa poco e stagna in soluzioni ritmiche ed armoniche ripetitive, riesce allo stesso tempo a risultare piacevolmente disturbante grazie ad una vena gotica di fondo - nel senso evocativo e letterario del termine - che lo rende spettrale ed inquietante alla gradazione ideale. Sensazioni che restano immutate lungo tutto l'arco del disco che si perpetuano con una certa - troppa - insistenza, ma che sul finire si sciolgono con gli ultimi due brani, "Devote" e "Venus Eclipse", per divenire nenia sofferente attraverso malinconiche note di piano ed arpeggi acustici di chitarra che annunciano il tramonto dell'essere - o la sua definitiva sconfitta - quando i suoni e le melodie si fanno più umane, calde, e si perdono nel silenzio conclusivo che chiude "Emotional Decompression Chamber", lavoro decadente che stimola l'immaginazione e decompone lo spirito, ma che non affonda mai completamente il colpo.
Commenti