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DEHA: Cruel Words

data

05/10/2019
90


Genere: Depressive Post Rock, Sludge
Etichetta: Naturmacht Productions
Distro:
Anno: 2019

Terza fatica discografica per la one man band Déhà, progetto che lascia correre via naturalmente malinconia, velata mestizia dai tratti post-rock che affascina non poco. I pezzi poi mostrano di sé origini sludge e black metal, quest’ultimo soprattutto per le ambientazioni più che per suoni. Full-length di difficile collocazione, certamente pregno di una contemplazione profonda di sé stessi e di ciò che esternamente cerca di affacciarsi a noi. L’uso della chitarra, così minimale ed al contempo sensibile, ci ricorda la scuola norvegese, un’espressività dark folk per certi versi che accompagna in più punti i pezzi. Melodie dolcemente ci prendono per mano, uno specchio d’acqua nero su cui ci libriamo in volo, sfiorandone la superficie. L’aria fredda ci stringe a sé, volto dal quale scivolano lacrime e che ricorda un tetro passato. Rabbia ci appesantisce, ma poi sublimiamo il nostro rancore in una leggerezza fatta di cognizione profonda, così da veder via via allontanare da noi un peso ormai dissolto. Nessuna rivalsa, solo serenità per la comprensione di una vita vissuta senza rimpianti, un turbine che porta verso l’alto, che ci spinge dopo averci scosso. Un album etereo ed al contempo fangoso, in cui prevale l’aspetto incorporeo, astrattezza che fa parte dei sogni e degli obbiettivi quotidiani di qualsiasi creatura per vivere. 'Cruel Words' è un condensato di aspetti apparentemente inconciliabili che qui trovano una sorta di pace, una zona franca in cui liberi lasciarsi andare. Considerando che è il solo Déhà ad interpretare ogni strumento, non possiamo che ritenerci soddisfatti, un concentrato di emozioni da non perdere. Non c’è nulla di realmente innovativo, ma è indubbio come l’artista abbia personalità e riesca naturalmente ad abbagliarci, senza effetti fini a se stessi o protagonismi. Una menzione per le suite di pianoforte, la cui leggiadria commuove.

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