BRING ME THE HORIZON: That's The Spirit
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05/10/2015Una cosa interessante dell'essere umano è senza dubbio la sua capacità di cambiare mentalità: è bello vedere che la gente riesce, nel corso del tempo, a cambiare opinione su una determinata cosa, inizandola a vedere con occhi diversi. Oliver Sykes una decina di anni fa commentava la progressione artistica degli Atreyu come ridicola e volta al solo guadagno, e adesso ci stiamo ritrovando a stendere la recensione di un disco che, se solo il buon Oli fosse stato in grado di prevedere il futuro, non ci avrebbe scommesso neanche un penny. "Tutto ciò non riguarda la fama, i soldi o il successo. Riguarda il migliorarsi", ha detto recentemente il frontman ad Alternative Press, spiegando i motivi della crescita artistica del combo di Sheffield, partito nel 2004 con un ep deathcore e arrivato nel 2015 a far uscire il proprio miglior album, registrato a Santorini e completamente autoprodotto. Perchè sì, 'That's The Spirit' è il miglior disco della storia dei Bring Me The Horizon. Cari metallari impenitenti che state pensando "questo qui non capisce un cazzo, i veri BMTH sono morti dopo 'Suicide Season'", provate per un attimo ad allargare i vostri orizzonti e cercate di comprendere il percorso artistico del quintetto di Sheffield, arrivato ora al suo compimento. Dai cori di cheerleader di "Happy Song" agli archi di "True Friends", fino ai synth travolgenti di "Run" e del singolone "Throne", in questo album non manca nulla. Ci sono richiami al recente passato con "Blasphemy" (a dir la verità, l'unica canzone relativamente debole del lotto) e la micidiale "What You Need", mentre nuovissime soluzioni si incontrano nella ballad "Follow You" (sicuro singolo) e nella conclusiva "Oh No", forse il brano più fuori dagli schemi di tutto 'That's The Spirit'. Un album pazzesco, ecco di cosa stiamo parlando. Ascoltatelo senza pregiudizi e traete le vostre conclusioni, ma senza fare paragoni col passato della band. Sarebbe una cosa da idioti.
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